Lockdown, dieta e colesterolo: più drink, birre e cioccolato, fase 2 tra virus e alimentazione sbagliata

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di Carlo Ottaviano

Nel primo lockdown di primavera fu spesa di guerra. L’assalto ai supermercati svuotò gli scaffali di farina, lievito, tonno in scatola, latte a lunga conservazione, pasta (specialmente di penne rigate). Si parlò di sindrome dell’accumulo, temendo la carestia, proprio come durante una guerra. 

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Adesso sembra invece arrivata la stagione del cosiddetto comfort food, i cibi di conforto che aiutano ad affrontare stress emotivi e difficoltà della vita. Esattamente come successe in Usa dopo l’11 settembre. La tendenza era stata già riscontrata in Italia a inizio estate (+ 10,7% di acquisti di cioccolato). Era poi scemata (anche perché solitamente col caldo si consumano meno dolci), salvo ripartire imperiosamente nelle ultime settimane. Con evidenti problemi per la salute, colesterolo, trigliceridi o semplice ciccia in agguato che sia. Alcuni prodotti sembrano avere uno sprint in più degli altri. Solo sensazioni, sia chiaro, perché ancora non ci sono rilevazioni con metodi scientifici.

L’impennata di vendite riguarderebbe oltre il cioccolato, aperitivi, birre, sparkling wine (vini frizzanti con preferenza per Champagne e spumanti doc italiani), vini dolci e liquorosi. E poi quei prodotti che stanno davanti le casse e che si comprano di impulso mentre si è in coda: caramelle, gomme da masticare, snack. 


C’è da capire – si chiedono gli esperti – se le maggiori vendite riscontrate nella grande distribuzione sono causate dalle limitazioni imposte a bar, pasticcerie, enoteche. Sicuramente è cambiato l’approccio degli italiani agli acquisti di generi alimentari. Il centro ricerche IRi ha analizzato dopo la prima quarantena il largo consumo per conto dell’Unione Italiana Food, rilevando che il 67% degli italiani dichiara di limitare le spese non essenziali. Però – ecco la novità – il 55% ammette di aver cambiato il concetto di cosa sia essenziale. 


NUOVI CRITERI<QA0>
«Parte del superfluo – spiegano gli analisti IRi - diventa essenziale». Interessante notare che in primavera il più rigoroso lockdown nel nostro Paese aveva penalizzato gli acquisti di impulso: solo + 1,6% contro il +7,7% del resto d’Europa. L’acquisto di comfort food ha invece poi segnato un + 4,6% in luglio e, stando a dati non ancora certificati, si starebbe impennando adesso. Il ricorso ai cibi gratificanti ci fa sperare di trovare le stesse sensazioni di Marcel Proust: «Un delizioso piacere m’aveva invaso e subito m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita… non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale».

IRi ha rilevato che il 37% degli italiani ammette di concedersi frequentemente prodotti definiti «indulgency», cioè lusinghe ed effimeri piaceri. Insomma, un terzo degli italiani sono (siamo) come Oscar Wilde: «Posso resistere a tutto, tranne che alle tentazioni». 

LE INTERVISTE

di Valentina Arcovio


Marcello Ticca: «Invece di farci del male possiamo approfittarne»

«Invece di svuotare la dispensa, usiamo il tempo in più trascorso in casa per rivedere le nostre abitudini alimentari e per contrastare l’eccessiva sedentarietà». E’ la proposta lanciata da Marcello Ticca, uno dei massimi esperti italiani di alimentazione. 
Cosa possiamo fare per combattere la voglia di cibo, lo stress e la noia? 
«Si può approfittare del tempo in più passato a casa per sedersi a tavola e fare finalmente una bella colazione che magari includa latte fermentato, yogurt, frutta fresca e a dosi ragionevoli anche frutta secca. Da tenere sotto controllo invece gli spuntini fuori orario e, se proprio non se ne riesce a fare a meno, meglio frutta e verdura». 
Qualche consiglio per pranzo e cena? 
«Privilegiare piatti unici, magari a base di legumi e cereali. Vanno benissimo riso e piselli oppure pasta con fagioli e ceci. Contengono un ottimo valore nutritivo». 
I dolci vanno banditi? 
«Non è necessario essere così drastici. Vanno consumati con parsimonia, evitando gli abusi. Ci si può concedere qualche pezzetto di cioccolata o una fetta di crostata, purché non si esageri».
 

Massimo Spattini: «10 mila passi al giorno così si resta in forma»

«Meno tempo sul divano a fare maratone di film in tv e più movimento fisico anche in casa». E’ il monito di Massimo Spattini, medico dello Sport e autore del libro «La dieta antivirus» (edizioni LSWR).
Se le palestre sono chiuse, come facciamo a mantenerci in forma?
«Dovremmo fare 150 minuti di attività aerobica a settimana, cioè una passeggiata a ritmo sostenuto ogni giorno o quasi. Chi è più in forma può invece dedicarsi a un tipo di attività fisica più intensa, come la corsa. Inoltre, bisognerebbe fare qualche esercizio di potenziamento della muscolatura».
Qualche suggerimento?
«Piegamenti per braccia e gambe, per circa 20 minuti tre volte alla settimana. Si può fare anche sollevamento pesi, usando delle bottiglie di acqua».
In mancanza di tempo, cosa possiamo fare?
«Bisognerebbe fare almeno 10mila passi al giorno e un contapassi può darci una spinta in più. Inoltre, consiglio di non usare l’ascensore e di parcheggiare l’auto più lontano possibile in modo da essere “costretti” a camminare di più».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 21:12
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