Varianti, Marsilio: «Le zone rosse non bastano: le infezioni vanno avanti»

Varianti, Marsilio: «Le zone rosse non bastano: le infezioni vanno avanti»

di Mauro Evangelisti

«Con le varianti, le zone rosse stanno risultando insufficienti. Serve anche altro. A partire da una vaccinazione mirata».
Marco Marsilio (FdI) è il governatore dell'Abruzzo, la Regione che, insieme all'Umbria, per prima ha dovuto affrontare l'avanzata della variante inglese, la moltiplicazione dei casi soprattutto nelle due province di Chieti e Pescara. Questa localizzazione delle due aree, divenute zone rosse, ha creato un paradosso: l'Rt è sotto a 1,25 e dunque l'intera regione resta arancione, ma la concentrazione di positivi sta causando un'impennata di ricoveri che mette in difficoltà il sistema ospedaliero.


Presidente, cosa sta succedendo?
«Il nostro Rt, l'indice di trasmissione, è in leggera diminuzione. Per questo motivo siamo rimasti nella classificazione del colore arancione. Ma la situazione continua a essere preoccupante nelle province di Pescara e Chieti».


Per quale motivo?
«Sto valutando bene gli sviluppi epidemiologici di queste due province, che sono zona rossa per decisione regionale. Ma il numero dei contagi a Chieti e Pescara purtroppo non flette, non diminuisce. E questo è un dato che non si può sottovalutare».

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Avere però chiuso, per tempo, le due province ha salvato il resto dell'Abruzzo dal dilagare della variante inglese che ha una velocità di trasmissione più elevata rispetto al ceppo originale.
«Sì, questo è vero ed è un modo per vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma l'esperienza che stiamo affrontando a Chieti e a Pescara ci dice anche altro. Ed è molto meno incoraggiante.

La variante inglese, con la sua velocità e di trasmissione, è molto insidiosa. L'attuale normativa sulla zona rossa riesce al massimo a pareggiare il conto, ad arginare l'aumento dei contagi, ma non abbassa la curva. E questo è un problema reale con cui dobbiamo confrontarci».


Cosa si può fare per invertire la tendenza? Potreste rendere ancora più rigorosa la zona rossa?
«Non abbiamo strumenti di questo tipo. Questa è una riflessione che, se va avanti così, deve diventare oggetto di approfondimento con il Ministero della Salute e il Governo. Non riguarda solo le zone rosse, ma tutte le aree in cui si verifica un improvviso aumento dei nuovi casi positivi perché la variante inglese sta diventando prevalente».


E quale può essere la soluzione?
«Anche io sono tra coloro che richiedono di incrementare le vaccinazioni in quelle zone in cui si registra una forte presenza della variante inglese. Altrimenti non riusciamo a fermarla. Capisco che, in una fase in cui c'è carenza di dosi di vaccino, chiedere di inviarne un numero maggiore a determinate aree possa causare problemi. Ma questa sarebbe l'unica risposta efficace».


In sintesi: vacciniamo di più dove c'è la variante inglese.
«Questa è l'unica arma che abbiamo oggi. Che altro possiamo fare? Che altro possiamo chiudere nelle zone rosse?».


Gli ospedali in Abruzzo sono in sofferenza?
«Sì, in tutta la regione, come conseguenza del sovraccarico di Pescara e Chieti che non riescono ad assistere tutti i pazienti. Stiamo ridistribuendo i malati di Covid-19 anche su Teramo e L'Aquila, ma anche in queste province gli ospedali sono al limite. Se il contagio dovesse partire, con le stesse modalità, anche in quelle due province, ci troveremmo reparti ormai pieni. Dobbiamo evitarlo, è una situazione davvero complicata. Se arriva un'altra spallata, difficile resistere da soli».

 

Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Febbraio 2021, 09:24
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