Covid, in Abruzzo la variante Delta sale a otto contagi

Covid, in Abruzzo la variante Delta sale a otto contagi

di Alessia Centi Pizzutilli

Salgono a 8 in Abruzzo i positivi alla variante Delta, meglio conosciuta come indiana. Tra gli ultimi nuovi casi emersi dalle analisi effettuate nel laboratorio di Genetica molecolare-Test Covid-19 dell'università di Chieti, diretto dal professor Liborio Stuppia, si riferiscono a un 80enne che era stato vaccinato e una giovane migrante, entrambi ricoverati in via precauzionale nel reparto di Malattie infettive di Chieti. Ieri l'Istituto zooprofilattico di Teramo ha sequenziato l'ottavo tampone con la mutazione. Degli otto due sono stati scoperti a Chieti e sei a Teramo. 


«La variante delta ha capacità replicative e di trasmissibilità superiori alla variante alfa, nota anche come inglese, e per questo ormai è certo che diventerà la mutazione dominante. C'era da aspettarsi l'arrivo di questa variante perché è già avvenuto in passato tramite sostituzione: nell'autunno scorso con la variante spagnola che ha preso il posto di quella precedente, poi con la variante inglese che ha scalzato la spagnola e che a sua volta verrà sostituita velocemente dalla delta. È un processo logico, niente di strano». È quanto sottolinea Alessio Lorusso, dirigente veterinario virologo dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale Abruzzo e Molise di Teramo.

Dobbiamo quindi aspettarci l'arrivo e la diffusione di altre varianti? «Certo, ci si può aspettare altre varianti, per questo bisogna continuare con il processo di monitoraggio attraverso il sequenziamento e aiutare i Paesi che non hanno molte disponibilità a vaccinarsi, perché è lì che nascono le mutazioni del virus. Dalle analisi in vitro della variante delta abbiamo potuto vedere che comunque neutralizzata dalla immunità vaccinale o acquisita a seguito di una infezione naturale», spiega Lorusso.

I casi principali di contagio da mutazione indiana del virus «sono stati riscontrati in soggetti vaccinati con una sola dose o in persone che non hanno ancora ricevuto il vaccino, soprattutto giovani. Vaccini sono in grado di neutralizzare la delta, ma questo non significa che sono in grado di evitare totalmente l'infezione, quando per esempio il virus replica, ma non diventa malattia.

Quest'ultima, al contrario ha i sintomi dell'infezione: quindi il fatto che un vaccinato sia positivo a un tampone è assolutamente normale. Il Pfizer protegge nel 90% dei casi anche dall'infezione - aggiunge il virologo - Da un report uscito da poco negli Stati Uniti, riferito al periodo vaccinale che va dal primo gennaio a fine aprile-inizio maggio, è emerso che su 101 milioni di vaccinati i casi di infezioni sono pari allo 0,01% e solo per una piccolissima percentuale è stato necessario il ricovero». Un messaggio importante per il dottor Lorusso è che «il vaccino previene la malattia da variante delta e in percentuale molto alta anche l'infezione, quindi è importante è continuare a vaccinare, sequenziare i campioni e chiudere i focolai di questa mutazione - conclude -La variante delta verosimilmente nei prossimi mesi diventerà quella maggiormente circolante in Italia. Dunque bisogna assolutamente vaccinare subito e non perdere tempo tra una somministrazione e l'altra. La battaglia che dobbiamo fare è molto semplice: se il virus mette in campo la propria mutevolezza, noi dobbiamo rispondere con il vaccino che è un'arma molto più potente».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Giugno 2021, 10:31
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