Canapa store, in Abruzzo c'è chi ha già chiuso. Ma alcuni negozianti rilanciano: «Siamo in regola»

Canapa store, in Abruzzo c'è chi ha già chiuso. Ma alcuni negozianti rilanciano: «Siamo in regola»

di Maurizio Di Biagio e Alessandro Ricci
C’è chi ha abbassato le serrande in attesa di sviluppi e chi prosegue l’attività, spiegando che in realtà non è cambiato nulla. Un garbuglio giudiziario, quello relativo al consumo della cosiddetta cannabis light, che getta nello scompiglio la trentina di negozi sorti in Abruzzo dal 2016, a seguito della legge 242 che aveva dato il via al consumo di cannabis con un principio attivo inferiore allo 0,5 per cento con un solo effetto rilassante dunque, evitando quello psicotropo. Senza considerare gli altri punti di diffusione, come i distributori dei tabaccai, fino anche a negozi normalissimi nei quali i sacchetti con infiorescenze si trovano di fianco alla cassa, o anche in alcune pizzerie.

“A seguito della sentenza della corte di cassazione, in attesa di valutare e conoscere le motivazioni, siamo costretti a sospendere la vendita di infiorescenze, resine e oli, che pure, ribadiamo, per tranquillità dei nostri clienti, sono privi di effetti droganti” si legge sulla vetrina del Cannabis store in via Milano a Pescara, facendo riferimento alla terminologia utilizzata dalla corte di cassazione. Serrande abbassate anche da Green Angels in via Nicola Fabrizi. A Teramo porte chiuse per due dei tre canapa shop in città. “Il clima non è favorevole - spiega Luigi Mohammed Gianfelice, padre aquilano, madre tanzaniana, nel suo negozio in pieno centro a Teramo -. Giorni fa una signora si è affacciata alla porta dicendo con fare quasi minaccioso di sapere cosa vendiamo qui. Per di più gli incassi sono molto scarni, dai 50 ai 100 euro giornalieri”.

Difficile muoversi nei passaggi normativi, considerando che l’ultima sentenza stabilisce che sono legali i prodotti “in concreto privi di efficacia drogante” vale a dire cannabis con contenuti di Thc - il principio attivo - inferiore allo 0,5 per cento. “Perché dovrei chiudere? Abbiamo alzato la serranda stamattina, come gli altri giorni - commentano Lorenzo Cecamore e il socio, nel negozio Cbd Dimension in viale Marconi a Pescara -. Non ci sentiamo in difetto, la cassazione ha ribadito il limite di legge consentito per la cannabis light, che è quella che c’è nel negozio”. Si commette reato vendendo altro. “Giusto chiudere quei negozi che non vendono prodotti legali - aggiunge Lorenzo Cecamore -. Non vedo proprio perché dovrei, non ne ho alcuna intenzione”. Lo shop ha aperto nel gennaio 2018, Lorenzo Cecamore prima ha vissuto a Londra e Ibiza. “Qui ho investito 30mila euro, è il mio lavoro - aggiunge il titolare -. Peraltro usiamo prodotti che arrivano da aziende agricole italiane, nonché dall’Abruzzo. C’è una clientela varia, dai 25 anni ai 65, tutti hanno apprezzato l’apertura di punti di cannabis legale. Ora molti sono preoccupati per gli sviluppi”. Negli stessi shop, poi, si trovano altri prodotti come tisane, biscotti, tutti a base di cannabis, tutti assolutamente senza principio attivo “sballante” per non dire di creme o shampoo e anche abbigliamento. C’è anche la pasta alla canapa. “In ogni caso - conclude il titolare del Cbd Dimension - se si decidesse di abbassare ancora il principio attivo, c’è una legge europea che sancisce che si può arrivare fino allo 0,2 per cento”. Peraltro, in questi shop, al netto del limite di legge del Thc, i prodotti sono valutati più sulla percentuale di Cbd-Cannabidiolo contenuto. “Il Cbd non ha alcun effetto psicoattivo, non influisce minimamente su umore, coscienza o facoltà mentali” si legge nei depliant informativi distribuiti nei negozi.
Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Giugno 2019, 09:35
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