Atti persecutori, lei lo denuncia 35 volte: nuovo rinvio a giudizio per l'ex fidanzato stalker

Atti persecutori, lei lo denuncia 35 volte: nuovo rinvio a giudizio per l'ex fidanzato stalker

di Alfredo D'Alessandro

L’ex fidanzata finora lo ha denunciato 35 volte: dopo una condanna a tre anni e 6 mesi, ieri è stato rinviato a giudizio, ancora con l’accusa di atti persecutori, ed ha seguito l’udienza preliminare dal carcere di Pescara dove è rinchiuso da un anno e mezzo in esecuzione di una misura cautelare poiché è passato dal divieto di avvicinamento agli arresti domiciliari alla custodia in carcere, ovvero il risultato di un aggravamento della misura determinato dalle violazioni che l’uomo ha commesso, compresa la violazione del braccialetto elettronico. Il caso di Berardino Di Crescenzo, 58 anni di Casoli, è finito anche alla ribalta nazionale (se ne è occupato il programma Le Iene) e delle sue vicende giudiziarie si tornerà a parlare il 27 marzo del 2023: ieri il gup del Tribunale di Chieti Andrea Di Berardino lo ha rinviato a giudizio per stalking, per fatti commessi mentre era agli arresti domiciliari nell’ambito di un altro procedimento penale sempre per lo stesso reato ai danni dell’ex fidanzata. La donna, assistita dall’avvocato Monica D’Amico, ieri si è costituita parte civile e chiede un risarcimento dei danni di 10.000 euro.

Pescara, massacrato a colpi di mazza da baseball: feroce aggressione sul lungomare

Secondo l’imputazione formulata dal pm Marika Ponziani, Di Crescenzo, difeso dagli avvocati Pasquale Piscopo e Rosa Massimo, fra il 9 giugno e il 15 luglio dell’anno scorso, benché agli arresti domiciliari, utilizzava Whatsapp e Facebook pubblicando frasi e messaggi, alludendo in un caso all’auto che la donna aveva acquistato proprio quel giorno, lasciando così intendere che essere ancora a conoscenza di particolari della vita di lei. Oppure pubblicando sul proprio profilo atti di un procedimento penale a carico della donna con relativo commento “Lo sanno le Iene e i figli di Sandra che mamma hanno”. In un’altra occasione, sempre secondo l’accusa, alla donna inviò in forma anonima un mazzo di fiori accompagnato da un biglietto: “Amarti è stato facile, dimenticarti sarà difficile, sei la mia vita, un bacio”. E ancora: pur non avendo più cellulari, che gli erano stati sequestrati, si procurò un telefono cellulare e, sempre in forma anonima, le fece numerose telefonate, anche di notte, inviandole anche messaggi ingiuriosi. L’uomo rivendica il pagamento di somme per aver lavorato nel locale di lei.
 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Novembre 2022, 09:49
© RIPRODUZIONE RISERVATA