Coronavirus, blogger di Chieti bloccato in Bolivia: «Siamo in 50, abbandonati, nessuno ci aiuta»

Coronavirus, blogger di Chieti bloccato in Bolivia: «Siamo in 50, abbandonati, nessuno ci aiuta»

di Francesco Colagreco
«Il ministero degli Esteri ci ha abbandonato, nessun volo dall’inizio del lockdown». A lanciare l’allarme è il teatino Luca Profenna, 36 anni, educatore professionale, che con il suo blog documenta la sua passione per i viaggi, partito per un lungo viaggio in Sud America il 5 dicembre scorso e ora bloccato a La Paz, in Bolivia a causa del Coronavirus. «Ho viaggiato per mesi in Argentina e Cile, documentando con foto e parole ciò che incontravo, con l’obiettivo di viaggiare fino in Colombia.
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Sono entrato in Bolivia il 12 febbraio. I primi casi di Coronavirus in questo Paese si sono verificati l’11 marzo». Ed è a questo punto che il Governo di transizione boliviano ha optato, dal 17 marzo, per la dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria nazionale: chiuse le frontiere. «È stata dichiarata una quarantena obbligatoria – spiega Profenna - con il divieto assoluto di uscire tutti i giorni. Sono stati aboliti i trasporti». Solo la possibilità di andare al supermercato».



Nella situazione di Luca ci sono anche altri italiani, una cinquantina, bloccati nella capitale boliviana. «Da un mese siamo in contatto con l’ambasciata italiana a La Paz, per cercare supporto in questa situazione e capire come rientrare in Italia. Chiamate, mail quotidiane. In un mese, però, l’ambasciata non è riuscita ad organizzare un volo di rientro. Ciò che l’ambasciata italiana in Bolivia ha fatto, in questo mese, è mandarci alcune mail con voli poco precisi e disorganizzati senza considerare che non è sicuro fare molti scali, con una pandemia in corso».
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«La sanità è pessima – spiega - non ci sono strutture con terapie intensive, e a oggi, la percentuale di mortalità per Covid19 è tra le più alte nel mondo. Chiediamo che il ministero degli Esteri e l’ambasciata italiana a La Paz organizzino un volo di rimpatrio, sicuro, a prezzi accessibili. Non mi vergogno a dire che mi sento precario – conclude Luca - sentirsi soli e abbandonati non è affatto una bella sensazione».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Aprile 2020, 12:05
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