Legò in classe mani e piedi un compagno disabile, i giudici perdonano il bullo

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Legato in classe mani e piedi, sollevato dalla sedia, minacciato di essere lanciato dalla finestra, poi fatto cadere a terra, il tutto con lanci di vari oggetti al volto e vittima di frasi volgari, in assenza degli insegnanti. L’inquietante storia di bullismo, che secondo l’accusa si è protratta per un anno circa all’interno di un istituto dell'Aquila, si è chiusa con la riforma della condanna da parte dell’ideatore dello scherzo, J.C. di 20 anni, e con il contestuale perdono giudiziale.

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In primo grado il minorenne per la gravità dell’azione compiuta ai danni del proprio compagno di bagno disabile era stato condannato a 3 anni di reclusione, nonostante la richiesta da parte della Procura minorile del rito del perdono giudiziale. Recentemente la vicenda giudiziaria è stata affrontata nuovamente dalla Corte d’Appello che ha riformato nei riguardi dello studente (assistito dall’avvocato Marco De Paulis) la sentenza di primo grado, abbassandola ad un anno e 4 mesi di reclusione, ed applicando il perdono giudiziale che estingue il reato.

La vicenda una volta venuta a galla aveva indignato l’intera città: un minorenne, costretto ad essere legato mani e piedi e, una volta immobilizzato, alzato dalla sedia, e avvicinato verso la finestra. Nel tentativo di strappargli i pantaloni uno dei tre bulli (sui quali si è proceduto separatamente) lo aveva fatto cadere a terra, dopo aver teso una corda al suo passaggio, procurando al compagno di classe delle contusioni che successivamente erano state giudicate guaribili in una settimana. Il minore, sempre fatto di pesanti scherni, era stato colpito poi al volto da vari oggetti e preso di mira sempre dal terzetto di bulli da frasi ingiuriose e volgari.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Marzo 2019, 17:26
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