A pochi giorni dal caso di Bruno D’Attanasio, il pensionato morto al pronto soccorso nella vana attesa di essere curato, un’altra denuncia arriva dalla famiglia di una paziente che staziona nel reparto di emergenza dell’ospedale di Pescara da tre giorni aspettando di essere presa in carico. E’ l’ennesima conseguenza della carenza di personale in una divisione nuova, potenziata negli spazi e nelle tecnologie ma non nelle risorse umane, una unità che non è solo luogo di attese infinite per chi ha bisogno di una visita, ma anche un parcheggio alternativo a reparti che non hanno più posti letto.
La signora Filomena, 83 anni, è entrata al pronto soccorso sabato alle 14, aveva bisogno con urgenza dell’aspirazione di liquido pleurico. Un intervento reso necessario da un tumore ai polmoni scoperto tre mesi fa. Dopo un primo ricovero nel nosocomio di Atri a marzo, i familiari hanno preferito curare l’anziana nella tranquillità di casa. La figlia Donatella Pizi spiega: «Purtroppo il destino di mia madre è segnato, siamo cercando di farla arrivare alla fine nel modo più sereno possibile, evitando il trauma psicologico di un ospedale. Sabato non abbiamo potuto fare a meno di ricorrere al Pronto Soccorso perché il versamento di liquido stava creando gravi problemi respiratori che perdurano poichè finora nulla è stato fatto.
In preda allo sconforto, ieri mattina Donatella si è recata in direzione sanitaria: «Volevo parlare con il manager ma non sono stata ricevuta, i suoi collaboratori mi hanno spiegato la situazione, ho protestato dicendo che non ci si può arrendere a questa inefficienza, io voglio evitare che a mamma accada il peggio ma la mia voce vuole essere anche quella di altri pazienti che rischiano la vita, abbandonati per ore in un corridoio senza ricevere cure».
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Giugno 2022, 09:18
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