Abruzzo in lockdown: tutti i divieti e tutto quello che si può fare

Abruzzo in lockdown: tutti i divieti e tutto quello che si può fare

di Saverio Occhiuto

Da oggi si torna alle città fantasma in Abruzzo, regione “rossa”  per il coronavirus su ordinanza del presidente Marsilio fino al 3 dicembre. Tempo da affrontare a denti stretti, soprattutto per chi sarà costretto ad abbassare le serrande delle proprie attività economiche: negozi al dettaglio, bar, ristoranti, pizzerie, impianti sportivi e palestre, con la speranza di salvare il Natale se la curva del contagio dovesse dare segnali di cedimento. Resta tuttavia consentita la consegna dei prodotti a domicilio. Restrizioni severe anche per gli spostamenti, tra l'altro autorizzati solo all'interno del proprio territorio comunale.

Come avvenuto nel precedente lockdown di marzo e aprile, torna l'autocertificazione, il modulo reperibile sul sito del Ministero dell'Interno necessario per giustificare qualsiasi spostamento da casa. Si potrà dunque uscire solo per comprovate ragioni di lavoro, di salute, di necessità o per svolgere attività motoria (in prossimità dell'abitazione). Chiusi anche i mercati, tranne che per i banchi di generi alimentari. Aperte le edicole, le librerie, i tabaccai, le farmacie e le parafarmacie, i parrucchieri, le lavanderie, i ferramenta, i negozi per bambini. Sia nella media che nella grande distribuzione sarà invece consentita solo la vendita di prodotti alimentari, una ulteriore stretta che rispetto alle precedenti disposizione vale 7 giorni su 7. Ciò significa che tutte le altre attività che animano generalmente la vita dei centri commerciali resteranno sempre chiuse. Apertura consentita invece a chi somministra alimenti e bevande negli autogrill delle autostrade e all'interno degli ospedali.

Sì all'attività didattica in presenza nelle scuole dell'infanzia e nelle elementari, ma solo fino alla prima media. Per tutti gli altri studenti l'ingresso in classe avverrà solo virtualmente, attraverso il pc di casa. Multe severissime, da 400 euro in su, per chi dovesse essere sorpreso per strada (e a maggior ragione in luoghi pubblici) senza indossare la mascherina di protezione. Provvedimenti durissimi, dunque, segnalati con preoccupazione dalle associazioni di categoria. A fare i conti in tasca alla zona rossa è Coldiretti Abruzzo, che segnala la chiusura di oltre 8.200 attività nella regione, tra bar, ristoranti e pizzerie, ai quali si aggiungono 55 agriturismi “con un forte impatto – spiega l'associazione – sulle produzioni agricole del territorio: dall'olio al vino, ai formaggi, al tartufo, a causa del conseguente crollo dei consumi fuori casa”. Da qui la richiesta di un adeguato e immediato sostegno economico per tutta la filiera produttiva interessata dalla nuova stretta anti-Covid. Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, chiede a governo e Regione di aprire una riflessione su tutte le attività artigiane a cui è consentito di rimanere aperte ma che a causa delle limitazioni sugli spostamenti vedranno fortemente ridotti gli incassi.

Acerbo chiede che anche per queste attività siano previste “misure straordinario di sostegno”.

I vescovi abruzzesi si apprestano invece a comunicare che, anche con l'ingresso dell'Abruzzo in zona rossa, le celebrazioni in presenza nei luoghi di culto “proseguiranno regolarmente”, con tutte le precauzioni e le misure già messe in atto. Si ricorda tuttavia che anche i fedeli, per recarsi in chiesa, dovranno essere muniti di autocertificazione. Altra raccomandazione: “Circa la catechesi e lo svolgimento delle attività pastorali, bisognerà evitare momenti in presenza dove non siano assicurate le condizioni di sicurezza (spazi adeguati, distanziamento, mascherine, piccoli numeri). L'invito dei vescovi è di favorire modalità di incontro “con creatività”, come già sperimentato nelle parrocchie nei mesi precedenti e ponendo la dovuta attenzione alle varie fasce di età. Più in generale, a parte gli obblighi di legge, la raccomandazione che viene rinnovata dai vari livelli istituzionali è quella di “restare a casa” se non si hanno valide ragioni per uscire. La differenza, rispetto al precedente lockdown, è che adesso c'è un tempo di scadenza abbastanza breve delle nuove restrizioni, visto che il 3 dicembre è praticamente dietro l'angolo. Anche se nessuno correrà questa volta a cantare di gioia sui balconi.

 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Novembre 2020, 09:17
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