Copenaghen per i Millennials: tutte le tappe da non perdere

Superkilen (foto Ale di Blasio)
Stravaganti cene negli orti urbani sui tetti, rilassanti spa in pieno stile nordico, hotel “Instagram friendly” e insolite sciate sui termovalorizzatori. A Copenaghen questo è possibile, perché la capitale della Danimarca è una vibrante città capace di osare, conquistando chi va a caccia di esperienze fuori dall’ordinario. Come i Millennials, viaggiatori in cerca di un divertimento mai scontato. Per un city break cucito addosso ai giovani più curiosi, si comincia con le tappe che deliziano il palato. Tra luci soffuse, invitanti pasticcini e una fumante cioccolata nera in versione “azteca”, ovvero con un pizzico di cannella e chili, “Ro Chokolade” a Jægersborggade è il tempio sacro del “cibo degli dei”. Il locale è pieno di cuscini morbidi su cui sedersi, adagiati sui davanzali di legno delle finestre, per una sosta all’insegna dell’“hygge”, una parola che è sinonimo di atmosfere accoglienti e magiche…

 
Per gli amanti del caffè, o meglio del filter coffee, la bevanda nera da meditazione, c’è “Andersen and Maillard” a Nørrebro, un posto dominato dagli arredi tipici scandinavi, con dei sacchi di juta che donano un tocco di autenticità. Qui, la preparazione dell’“americano” è tutta da guardare, per gli insoliti filtri origami di ceramica color pastello che vengono utilizzati. Se “hygge” è anche sinonimo di convivialità, un altro modo per dare forma a questa parolina curiosa che indica la via danese alla felicità, è godersi una “social dinner” all’“Absalon church”. La ex chiesa dallo stile urban chic di sera viene invasa da chi ha voglia di condividere una cena in allegria, facendo nuove conoscenze. Allo “start”, tra i commensali c’è chi va a prendere da mangiare per tutti, mentre gli altri apparecchiano. L’esperienza è l’occasione giusta per entrare in contatto con la gente del posto in modo veloce. L’ambiente è sorprendente, tra lampadari tipici dei luoghi sacri gotici e lunghi tavoli di legno colorato. Il cibo è danese, con portate a base di carne e patate caramellate.

In città, per chi ama le serate “hyggelige”, non mancano le alternative: da “Gro Spiseri” si mangia “nordic” in una stravagante casa di vetro immersa in un orto urbano (con fattoria annessa) sul rooftop di un edificio. I posti a sedere nell’unico tavolo presente sono 25, per cui è importante prenotare prima. È una strettissima scala a chiocciola a condurre gli ospiti sul tetto di un mondo fiabesco fatto di filari di lampadine, di ordinati “letti” di verdure di stagione e di una piccola sala arredata con fiori, candele e stoviglie di porcellana. Il caloroso benvenuto di una giovane americana dà il via all’appetitosa cena a base di ricotta fatta in casa con crema di formaggio, rana pescatrice stufata e un goloso dessert con mascarpone, marzapane e praline. Gli squisiti piatti sono creati e presentati dallo chef portoghese Joao Miragaia. Ricorda invece un rigoglioso giardino il “Vækst”, un ristorante raffinato che propone una cucina “new nordic” di qualità, senza eccedere nei prezzi. Il menu, creato da uno chef che arriva dal pluripremiato “Noma” di Copenaghen, locale famoso in tutto il mondo, predilige le verdure fresche di stagione coltivate nella serra interna, come la gustosa zucca con mandorle tostate. Ma nella carta sono presenti anche interessanti piatti di pesce e carne.

Trascorrere la serata in questo angolo verde nel cuore del Quartiere Latino, è una scelta virtuosa: nel prezzo della cena è incluso un contributo al progetto di “Cofoco Food” in Tanzania, per la messa a dimora di alberi da frutta. In una capitale dove muoversi sulle “due ruote” è un must, vale la pena poi fare un’incursione da “Wecycle” a Islandsbrygge, che combina due ingredienti molto cari ai danesi: il caffè e le bicilette, tutte vintage e rimesse a nuovo, per venderle proprio nella ciclofficina bistrot gestita da una coppia di islandesi. Il posto è rinomato anche come migliore caffè di Copenaghen (i chicchi provengono da una piccola torrefazione di Arezzo). “Wecycle” è infine la tappa ideale per un bicchiere di vino naturale (sempre italiano, ma di Pisa) e un piatto veloce “healthy”: lo Smørrebrød con uova e avocado, appetitoso e salutare, da consumare rigorosamente tra le bici appese.

Per una vera pizza italiana, con tanto di mozzarella fatta in casa, bisogna affidarsi invece a un siciliano di Messina, lo chef stellato Christian Puglisi, che a Nørrebro, il quartiere alternativo di Copenaghen, ha aperto il “Bæst”. Da qui, ogni mattina, gli chef raggiungono la “Farm of ideas” di Lejre, una fattoria dove si fa incetta di latte crudo, che poi viene lavorato nel caseificio del ristorante. Nel locale rustico ma intimo ci sono anche un cocktail bar e una panetteria, dove si prepara il lievito. Rinomato per il grande forno a legna arrivato direttamente da Napoli, il posto è stato premiato come sesta pizzeria migliore al mondo secondo la classifica del “50 Best Pizza 2019”: la qualità delle materie prime, la cucina sostenibile e la scelta del biologico vengono apprezzate dai danesi, che amano venire qui a mangiare una marinara con la stracciatella.

Tra rigger a uso abitativo e hangar riadattati a spazi d’arte contemporanea, la ex area dei cantieri navali di Refshaleøen è invece la zona da esplorare per i “beer lovers” e non solo: al “Broaden and build”, aperto dall’americano Matthew Orlando (già chef del “Noma” e proprietario di “Amass”), si producono diecimila litri di birra “responsabile” al mese. Per i piatti si usano unicamente ingredienti biologici, come il grano con cui si fa la “bionda”, riutilizzato per preparare degli sfiziosi snack. Tra le proposte da assaggiare, c’è il pollo fritto servito con le patate fermentate, da abbinare a una delle 22 birre alla spina fatte in casa ed esportate in Italia, in Spagna, in Norvegia, nel Regno Unito e in Estonia. Deliziato il palato, si pensa a soddisfare corpo e mente, partendo proprio da Refshaleøen, che pur avendo mantenuto il volto grezzo di un’area industriale, offre una vasta gamma di insolite attrazioni per il tempo libero. Chi cerca il relax, può rifugiarsi a “Copenhot”, una spa a cielo aperto in pieno stile nordico affacciata sul mare. Qui, ci si immerge in giganti tinozze d’acqua salata scaldata dal fuoco, si naviga tra i canali a bordo di piccole imbarcazioni termali e ci si rifugia in una sauna di legno che ha una grande parete di vetro, per una vista incredibile.

Gli sportivi non devono perdere invece l’occasione di una sciata a “Copenhill”, il nuovo termovalorizzatore di Copenaghen che ospita una pista artificiale lunga 400 metri. Ma c’è di più: il gigante fumante pensato dall’archistar danese Bjarke Ingels, dispone di una parete da arrampicata e di un percorso per il trekking. Se l’outdoor lo si preferisce praticare sull’acqua, in diversi punti della città si può prendere in prestito un kayak gratis per due ore, se si raccolgono i rifiuti e si condivide l’esperienza sui social con l’hashtag #greenkayak. Per una sessione di sport su un rooftop vista mare si va a Nordhavn. L’area industriale di porto subito dopo Østerbro che ha l’accesso diretto all’Øresund, si sta trasformando in una nuova e attraente zona urbana. Ed è qui che si trova “Konditaget Lüders”, uno spazio di 2.400 metri quadrati sul tetto di un parcheggio multipiano, dove si gioca con trampolini, altalene e una spirale di arrampicata, ma, soprattutto, si fa crossfit o step in salita su una rampa di 60 metri. La grande palestra a cielo aperto è accessibile gratuitamente ogni giorno, dalle ore 7 alle 22. 
 
Copenaghen è piena di sorprese anche per chi va a caccia dello scatto perfetto da postare, ma lo spot più instagrammabile è a Nørrebro nel quartiere di Mimersgade: “Superkilen” è un esperimento di architettura paesaggistica e di inclusione sociale in un’area multietnica, con una Piazza Rossa dominata dai graffiti, un Mercato con delle dune di asfalto di linee bianche e nere da calcare con lo skate, e un Parco green. Per favorire l’integrazione, i progettisti (lo studio BIG ha curato la parte architettonica, i Superflex quella artistica e i tedeschi di Topotek1 il paesaggio) hanno voluto inserire degli elementi di arredo appartenenti alle culture delle differenti comunità di Nørrebro, come panchine, insegne luminose e fontane. Ma dove conviene dormire in città? A Copenaghen è stato inaugurato di recente un hotel “Instagram friendly” nella zona di Sydhavn: è il “Moxy”, con la sua inconfondibile scritta di neon rosa che spicca tra i palazzi. Già prima di fare il check-in nella struttura del brand “Marriott International”, un grande orso di pelouche in sella a una biciletta vintage dà il benvenuto agli ospiti, che si registrano presso il bancone del cocktail bar.


Le pareti decorate, le cornici sugli specchi degli ascensori, la game room e la stanza stireria con un bel tipo ad attendervi (ma solo sulla carta da parati), sono gli angoli più postati dai clienti di questo albergo amato dai Millennials perché glamour, di design e accessibile nei prezzi. Le stanze sono confortevoli con uno stile urban chic che strizza l’occhio al pop, la living room è vivace e la sala con i videogiochi una calamita per i nerd nostalgici di “Super Mario Bros”. Come molti hotel a Copenaghen, anche il “Moxy” mette a disposizione le bicilette per un giro in città da vero “local”. Ma per un bike tour con guida in lingua italiana, c’è solo una persona da contattare: Valentina di “Linda Escursioni”. Con lei, partendo da Sydhavn, si va alla scoperta del waterfront, tra avveniristici edifici e ponti, ma anche piccole zone boschive dove, a fine Ottocento, gli abitanti delle aree urbane trascorrevano i weekend. Sul tragitto, sarà impossibile non notare le houseboat, le tipiche imbarcazioni riadattate a case dai danesi, antico popolo vichingo vocato alle avventurose esplorazioni via mare.
 
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