Da qualche anno, in Giappone, è possibile ricorrere ad aziende che offrono finti amici, parenti e partner da poter presentare in società. D'altronde, nella società giapponese il lavoro ha quasi sempre la predominanza sui rapporti umani e la socializzazione è piuttosto complessa. Per questo motivo i sudditi dell'imperatore sono sempre rimasti attratti dalla possibilità di avere dei finti amici con cui poter condividere giornate e cerimonie ad un prezzo ragionevole (nel caso di Real Appeal, ideato dalla Family Romance, bastano 4 mila yen (circa 32 euro) all'ora per un tempo minimo di due ore).
Il vero successo dell'iniziativa, però, si è manifestato solo in questi ultimi anni, con l'avvento dei social network. Sono sempre di più i giapponesi che tramite diversi criteri, come l'età o lo stile, scelgono i propri amici in affitto per dare una parvenza di socialità e popolarità tramite foto e selfie. Ora, però, il fenomeno è sbarcato anche in Europa con 'Rent a friend'. Il successo, anche nel mondo occidentale, è stato tale da indurre a creare anche 'Rent a local friend', dedicato a chi, da turista, cerca una persona del posto che visita che possa fare da Cicerone.
Lo psicologo Alberto Rossetti, però, ha rilasciato a La Repubblica alcune dichiarazioni che invitano alla prudenza: «Il meccanismo di base è lo stesso del Giappone: lo storytelling, la narrazione che facciamo di noi stessi e che definisce l'idea degli altri. Non mi preoccupano i giovani, ma chi ha almeno 40 anni, che può sviluppare sensi di solitudine anche a causa delle scarse possibilità di socializzazione. Per questo motivo si ricerca la compagnia a tutti i costi, anche tramite la costante documentazione di ogni attività quotidiana. Anche una cena può essere l'occasione per arricchire la propria immagine che viene costruita per essere mostrata agli altri».
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