Napoli campione d'Italia: da Kvara e Osimhen al Maradona, tutti i protagonisti del tricolore della storia

Festa grande in tutta la città e per milioni di tifosi napoletani nel mondo

Da Maradona a Osimhen e Kvaratskhelia. Ci sono solo meraviglie negli occhi dei tifosi del Napoli quando pensano allo scudetto. In bacheca due tricolori (1987 e 1990) che richiamano alla memoria le invenzioni calcistiche del Pibe de Oro, ma poi 33 anni d'attesa prima di arrivare al terzo titolo di Campioni d'Italia. Praticamente due generazioni che si saldano nella vittoria, con i padri che finora potevano solo parlare ai figli di momenti fantastici, di emozioni senza eguali. 

 

Napoli, è scudetto: il pagellone dell'impresa, tutti i voti alla squadra

 

Una cavalcata trionfale

Ora finalmente è tutto vero. Il Napoli ha vinto il suo terzo scudetto. Con il secondo intervallo più lungo della storia della A (dopo quello di 41 anni della Roma, tra il 1942 e il 1983). Ma i numeri di una stagione non ancora finita aggiorneranno poi tante statistiche, perché possono cadere altri primati. 

 

LA DIRETTA DELLA FESTA DEL NAPOLI

 

Ora infatti conta solo la matematica conquista dello scudetto. Arrivata con l'intera città imbandierata e avvolta nei festoni azzurri, la gente vestita di magliette e sciarpe della squadra, i balconi addobbati a festa, le piazze e i vicoli griffati, i turisti che girano video e fanno foto da consegnare alla storia, lo slogan ricorrente sul film cult di Massimo Troisi ("Ricomincio da tre") che evidenzia la voglia insaziabile di altre vittorie. Perché, con il presidente Aurelio De Laurentiis e l'allenatore Luciano Spalletti, Napoli desidera iniziare un ciclo di risultati imprevedibili solo fino a pochi mesi fa. 

Questo infatti è il sale del trionfo partenopeo. Una stagione iniziata nello scetticismo generale, con tutte le griglie degli esperti che collocavano il "giovane Napoli" al massimo sull'ultimo gradino delle qualificate per la Champions.  Scudetto? Neanche nei sogni più rosei. Anzi, più azzurri.  

 

 

 

La cronistoria del tricolore

Nella scorsa estate anche la tifoseria era fredda, distante, per nulla convinta che un ventenne e semisconosciuto georgiano pagato appena 10 milioni di euro potesse invece creare funambolismi strappa-applausi in grado di conquistare il mondo e di essere conteso dai club più prestigiosi con quotazioni da sballo. 

 

 

 

E che dire del bomber nigeriano tanto potente fisicamente quanto abbonato all'infortunio e al rendimento discontinuo? In pochi mesi è invece diventato il "re del gol", oggetto del desiderio, trascinatore incontrastato nelle vittorie in Italia e in Champions che hanno sbalordito i grandi del passato e allenatori top come Guardiola ("In tv guardo solo il Napoli"). Capigliatura gialla e maschera nera da super eroe diventati un must. 

 

I meriti di Spalletti

Merito anche di Luciano Spalletti (mai scudettato in Italia) e della sua filosofia di gioco, che ha plasmato un Napoli sempre propositivo in campo e capace di segnare gol a valanga, con un giro palla a centrocampo che è lontano parente del tiki-taka del Barcellona perché verticalizza all'improvviso oppure allarga sulle fasce dove per una stagione intera hanno giganteggiato Politano e Lozano da un lato con Mario Rui e Olivera dall'altro.

 

 

I protagonisti in campo

Protagonisti indispensabili anche i muscoli di Anguissa e Ndombele, le incursioni di Zielinski, la fatica ma soprattutto i gol di Elmas, gli spunti finiti in rete con impressionante frequenza di Simeone, i guizzi da campioncino di Raspadori, la sofferenza per lo scarso utilizzo ma la voglia di non andare via mostrata da Demme. 

 

 

La difesa della squadra Campione d'Italia ha un altro protagonista inatteso, il coreano Kim, che aveva forse il compito più difficile: sostituire nel cuore dei napoletani e nelle prestazioni un "totem" come Kalidou Koulibaly. Missione compiuta, con voti superlativi: Kim è stato l'uomo in più, un altro jolly pescato dal direttore sportivo Cristiano Giuntoli, quel "gigante" venuto dall'Oriente che ha guidato il reparto e anche i tanti clean sheet di Meret, i sincronismi con i compagni Rrahmani, Juan Jesus e Ostigard. Quindi il secondo portiere Gollini, arrivato a gennaio ma con una gara intera disputata senza subìre reti. 

Merita una mezione speciale Di Lorenzo e non solo perchè è il capitano: è stato goleador, assist man, sapiente leader nello spogliatoio. Una continuità di rendimento che l'hanno consacrato anzitempo tra i migliori laterali in circolazione. Anche per il ct Mancini

 

Napoli, attesa scudetto: in chiesa durante la messa tutti cantano il coro da stadio «Sarò con te»

 

Niente forse ci sarebbe stato senza un Lobotka da leggenda, regista d'altri tempi per precisione e rifornimenti: un metronomo che ha scomodato la critica in paragoni di altissimo profilo, da hall of fame del calcio.

L'ultima citazione va alla macchinetta per il caffè che il magazziniere Tommaso Starace tiene sempre, ben carica, sui fornelli: tazzine di oro nero bollente che hanno cementato il gruppo, alzando il livello di allegria e convivialità. Il tricolore del gusto e del sorriso, elisir insostituibile dietro le quinte dei campioni. 

 

Una stagione trionfale

Negli occhi di una stagione trionfale lampeggiano soprattutto i bagliori dei 5 gol rifilati alla Juventus nella gara d'andata e quella girata di Raspadori nel finale della gara allo Stadium di Torino che è stata gioia pura per il tifo napoletano. Per i sostenitori azzurri vincere la "madre di tutte le partite" ha significato scudetto, cui ha fatto eco il patron De Laurentiis: "Battere due volte la Juve è una goduria speciale, mi fa sentire...". E il gesto vale davvero tutta una stagione vissuta tenendo a debita distanza ogni pretendente. 

 

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