L'investitore cinese che ad aprile ha acquistato il Milan dalla Fininvest di Silvio Berlusconi per 740 milioni, inclusi i 220 di debiti, in questi mesi non ha fatto nulla per uscire dall'alone di mistero che lo avvolge, rompendo il silenzio solo con una lettera di auguri natalizi ai dipendenti e un tweet di incoraggiamento dopo la vittoria nel derby di coppa Italia. E ha reagito alla pubblicazione tre giorni fa su La Stampa e sul Secolo XIX della notizia di un'inchiesta con l'ipotesi di riciclaggio, sulla vendita del club, smentita dal procuratore capo di Milano, Francesco Greco, anche in mattinata nell'incontro di circa mezz'ora con lo storico avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, e il legale di Fininvest, Salvatore Pino.
In Procura, nelle scorse settimane, è arrivata una relazione della Guardia di finanza su tre 'segnalazioni di operazioni sospettè trasmesse dall'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia alle Fiamme Gialle, su cui il pm Fabio De Pasquale dovrà effettuare accertamenti e valutazioni, per decidere se aprire o meno un fascicolo. Secondo quanto ha voluto precisare, Li Yonghong «in quanto parte coinvolta nella vicenda», «tutti gli Istituti finanziari, sportivi e le authority coinvolti hanno ricevuto nei tempi previsti la documentazione necessaria o richiesta per valutare ed approvare non solo il processo di 'closing' ma anche i requisiti della nuova Proprietà ora alla guida del Club».
«Ciò che ho letto in questi giorni - è la conclusione del presidente rossonero - nella nota preparata con gli avvocati - non riflette nel modo più assoluto la realtà dei fatti. Ritenendo pertanto la mia persona, il Gruppo che presiedo, e A.C. Milan S.p.A. parti lese di questa spiacevole e inaccettabile campagna mediatica, basata su congetture e informazioni non corrette, ci riserviamo di avviare tutte le opportune azioni legali al fine di tutelare al meglio l'immagine, la reputazione e la consistenza economica delle società del Gruppo A.C. Milan Spa». Leggi l'articolo completo su
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