Caos Juve, un dirigente al telefono: «Plusvalenze, per fortuna ci siamo fermati». Anche l'Uefa apre un indagine

Caos Juve, un dirigente al telefono: «Per fortuna ci siamo fermati». Il gip: «Su plusvalenze buona fede». E rompe il silenzio Del Piero

Da tre giorni ormai non si parla d'altro. Mentre in Qatar si giocano i Mondiali di calcio, e la Serie A è ferma al palo fino ai primi di gennaio, lo sport italiano sta facendo i conti con il terremoto Juventus: l'inchiesta della Procura di Torino sul caso plusvalenze e le dimissioni in blocco dell'intero cda bianconero hanno provocato grande preoccupazione sia tra i tifosi che ai massimi livelli del calcio di casa nostra.

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Su agenzie e organi di stampa emergono nuovi particolari: le modalità con cui sono state portate avanti dalla Juventus le cosiddette 'manovre stipendi' del 2020 e del 2021 si possono considerare «certamente illecite», al punto che «si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi», scrive il gip Ludovico Morello. Il giudice ha però respinto le richieste di misura cautelare presentate dalla procura per mancanza di rischio di reiterazione del reato: le 'manovre' erano legate all'emergenza covid e quindi a un «periodo storico non più attuale».

Sulla questione delle plusvalenze, aggiunge il gip, la Juventus potrebbe essere in buona fede. Alla luce degli atti disponibili in quel momento, il giudice ha scritto che se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard «risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste». Per Morello è comunque opportuno «un accurato approfondimento».

«Per fortuna ci siamo fermati»

«Per fortuna alla luce delle recenti visite ci siamo fermati». È quanto disse, riferendosi alla prassi delle plusvalenze e agli accertamenti della Consob, il direttore sportivo della Juventus, Federico Cherubini, in una conversazione intercettata dalla guardia di finanza il 22 luglio 2021. Cherubini non è indagato. Questa frase è uno degli elementi su cui poggia la decisione del gip del Tribunale di Torino di non accogliere le richieste di misure cautelari e interdittive per Andrea Agnelli e altri dirigenti bianconeri: non sono stati ravvisati pericoli di reiterazione del reato.

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Nel provvedimento il giudice osserva che in effetti c'è un «riscontro oggettivo» alle parole di Cherubini. «Se negli esercizi chiusi al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020 la voce 'plusvalenze da cessione diritti calciatorì era pari rispettivamente a 126 milioni (corrispondenti al 20,4% dei ricavi complessivi del club nell'esercizio 2019) e 166 milioni (29,1% nel 2020) per l'esercizio chiuso al 30 giugno 2021 era pari solo a 29 milioni (pari al 6,4% dei ricavi).La conversazione di Cherubini e dei suoi interlocutori non si riferiva all'inchiesta della procura di Torino, di cui non si avevano notizie, ma dell'apertura degli accertamenti della Consob, comunicata pochi giorni prima.

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L'Uefa apre indagine per violazioni finanziarie

L'Uefa ha aperto un'inchiesta sulla Juventus per «potenziali violazioni dei regolamenti sulle licenze per club e sul fair play finanziario». L'indagine formale, condotta dalla corte di primo grado dell'organismo di controllo finanziario dei club, fa seguito ai rilievi Consob e all'inchiesta della Procura della Repubblica di Torino sui bilanci della società bianconera. La Camera di primo grado del Cfcb (Club financial control body) nella sua indagine «si concentrerà sulle presunte violazioni finanziarie recentemente rese pubbliche a seguito del procedimento condotto dalla Consob e dalla Procura della Repubblica di Torino».

 

L'organo di controllo della confederazione europea «coopererà con le autorità nazionali e si concentrerà sulle presunte violazioni finanziarie recentemente rese pubbliche». La Uefa ricorda anche che il 23 agosto scorso, la stessa Cfcb «ha concluso un accordo transattivo con la Juve» e che «il presente accordo transattivo è stato concluso sulla base delle informazioni finanziarie precedentemente presentate dalla società relative agli esercizi chiusi nel 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022».

Le parole di Gravina e Malagò

Concordi nell'evitare giudizi affrettati i vertici dello sport: «Se vogliamo andare sul linciaggio di piazza non è un problema, ma stiamo calmi perché temo che possa riguardare anche altri soggetti. In Italia in tutti i campi si considera colpevole anche chi non è stato ancora condannato e basta poco per diventare oggetto di un linciaggio pubblico», ha fatto sapere il numero 1 della Federcalcio, Gabriele Gravina

 

«Juventus? Bisogna aspettare per dare valutazioni. Non mi accodo a quelli che danno giudizi sommari, né da una parte né dall'altra, è anche giusto evitare campanilismi. Poi vedremo quello che succederà», le parole del presidente del Coni Giovanni Malagò, a margine di un appuntamento a Milano. «Direi che ci sono oggettivamente temi molteplici. C'è un filone plusvalenze, uno legato ai pagamenti post pagati o rinviati e poi ovviamente le dinamiche di una società quotata. Io sono un pubblico ufficiale - ricorda Malagò - sarei una persona molto poco seria se dessi un giudizio».

Il ministro Abodi: «Si metta ordine»

«La situazione della Juventus è soltanto la punta estrema e, per certi versi, anche clamorosa, di un fenomeno su cui non possiamo voltarci dall'altra parte«, perché »probabilmente la Juventus non è l'unica«, dunque »è il momento di mettere ordine e di andare a controllare in maniera più puntuale, perché ci sono società che si comportano in maniera estremamente corretta ed altre che, evidentemente, hanno interpretato in maniera troppo particolare le norme, e ciò determina un problema anche sul versante dell'equa competizione», dice, rispondendo all'ANSA, il ministro dello Sport Andrea Abodi, in merito alla vicenda giudiziaria che coinvolge il club bianconero, aggiungendo che «l'autonomia sportiva debba esser garantita», ma «i comportamenti gestionali devono esser monitorati, analizzati, valutati ed eventualmente sanzionati». Abodi, infine, dichiara di augurarsi che «i fenomeni degenerativi vengano regolati all'interno del sistema sportivo».

Del Piero rompe il silenzio

«La Juventus è una parte della mia vita, e nemmeno piccola. Per la mia storia, non sarò mai altro da quei colori. Come tutti i tifosi, seguo questa vicenda con grande attenzione e trasporto». Così l'ex bandiera bianconera Alessandro Del Piero accostato a un possibile ritorno alla Juventus con una carica dirigenziale, nel nuovo corso che dovrà portare il club fuori dall'attuale stato di emergenza legato agli sviluppi dell'inchiesta Prisma.

L'ex capitano bianconero si trova ora in Qatar, come «legend» del calcio mondiale per i Mondiali 2022. «Anche per il mio lavoro e il mio ruolo pubblico - aggiunge in una dichiarazione anticipata da Sky - in situazioni come queste inevitabilmente mi vengono chiesti commenti, e altrettanto inevitabilmente si scrive e si dice tanto. Questo però è un momento delicato per il club e adesso l'unica cosa che conta e che può fare chi ama la Juventus è mettere nelle migliori condizioni di lavorare le persone alle quali il club è stato affidato, per guidarlo in questa fase così complessa. È un compito di grande responsabilità che merita tutto il nostro supporto, è il momento di essere ancora più juventini. Per questo credo sia giusto non commentare notizie e indiscrezioni, che magari possono poi tramutarsi in speculazioni. Così faccio oggi e così farò per i prossimi giorni». Oltre a precisare la sua posizione, Del Piero ha voluto dunque dare il benvenuto ai nuovi dirigenti, chiamando anche i tifosi bianconeri a supportare la società in questo momento delicato. «Ci tengo soltanto ad augurare buon lavoro a tutti coloro che oggi si stanno occupando della Juventus, lo faranno con la professionalità, la dedizione e la passione - ne sono certo - che meritano il Club, i tifosi, la nostra maglia».

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