Più della supremazia cittadina, quasi mai in discussione negli ultimi 27 anni in cui il Toro ha vinto un solo derby, la Juventus ha ritrovato la vittoria in trasferta. Il successo per 0-1 in casa dei cugini granata interrompe infatti un digiuno lontano dallo Stadium che per i bianconeri durava addirittura dal 25 aprile.
Un buon brodino, ma per lasciarsi definitivamente la crisi alle spalle serviranno altre risposte. Riecco anche Vlahovic, non il migliore di sempre ma comunque decisivo con la sua rete da tre punti.
Dusan, dopo la stracittadina, ha usato parole da leader («la Juve non molla e non mollerà mai») ed è andato a cena in un ristorante torinese con il ct della Nazionale serba Stojkovic e altri quattro connazionali: il bianconero Kostic e i granata Milinkovic-Savic, Lukic e Radonjic. Corsi e ricorsi storici. Nel 2015-16 la vittoria del derby diede il via a una cavalcata incredibile di 15 vittorie consecutive. La Juve riuscì a risalire dal 12° posto in classifica (a -11 dalla Roma) fino alla conquista del secondo scudetto della serie di Allegri. Anche allora si giocava a ottobre.
Anche allora dopo il Toro i bianconeri sfidarono l'Empoli, atteso venerdì allo Stadium. Ma sarà difficile trovare altre analogie. Quella Juve, di fatto, correva soprattutto contro sé stessa. La concorrenza non era folta e agguerrita come adesso.
E Allegri poteva contare su molti senatori del calibro di Buffon, Barzagli, Chiellini e Marchisio, oltre ad alcuni big come Mandzukic, Dybala, Morata e Pogba. A proposito, il Polpo vede finalmente il momento del rientro, quasi tre mesi dopo la lesione al menisco poi operato: tra oggi e domani comincerà ad allenarsi parzialmente in gruppo.
Si avvicina anche il ritorno di Chiesa, che in settimana verrà testato in un'amichevole alla Continassa. Oggi intanto la Juve saprà per quanto tempo dovrà fare a meno di Bremer, messo ko da un infortunio muscolare nel match contro la sua ex squadra granata.
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