Greta Beccaglia dopo la condanna: «Una vittoria per tutte le donne. Ricevo ancora insulti e minacce»

Il denaro del risarcimento andrà «a una onlus che combatte per i diritti violati delle donne in tutto il mondo»

Il giorno dopo la condanna a un anno e mezzo del ristoratore marchigiano Andrea Serrani, l'uomo che palpeggiò la giornalista Greta Beccaglia fuori dallo stadio di Empoli, Greta torna a parlare e lo fa in un'intervista al Corriere della Sera. Per la cronista sportiva, quella di ieri è una battaglia vinta «che non è soltanto mia ma di tutte le donne. Nessuno ha il diritto di violare i nostri diritti, di considerare il nostro corpo come un trofeo; nessuno deve più umiliarci, denigrarci, considerarci un oggetto».

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Greta Beccaglia: «Una vittoria per tutte le donne»

Il denaro del risarcimento andrà «a una onlus che combatte per i diritti violati delle donne in tutto il mondo. Non è importante che io lo perdoni. È lui stesso che deve perdonarsi. Spero che abbia capito il male che mi ha fatto, e che questa condanna sia di esempio. Non provo odio, solo tristezza. Vorrei invece che ciò che è successo serva a far capire a lui e a tanti altri che toccare, oltretutto con violenza, il sedere a una donna, è un gesto abominevole e non un atto goliardico. Non c'è niente di allegro, nulla di carnevalesco. È solo un atto di terribile umiliazione. Una violenza».

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«Ricevo ancora insulti e minacce»

Tanti non l'hanno ancora capito: «Un esercito. Continuo a ricevere messaggi, anche in questo momento, di persone, anonime, che mi accusano di aver rovinato una persona, di essere una ragazza cattiva, senza cuore. Dicono che la colpa è mia perché mi sono messa troppo in mostra, scrivono che lui voleva scherzare. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo». Ha ricevuto anche «minacce, molte e odiose. Anche contro la mia famiglia. In una missiva era stata allegata la foto di un uomo nudo. Ne ricevo continuamente ancora oggi. Ma resisto, non mi piego». 

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