La fotografia che offre il 'ReportCalcio' 2014, pubblicato dal Centro Studi, Sviluppo ed iniziative Speciali della Figc con la collaborazione dell'Agenzia di Ricerche e Legislazione (Arel) e PwC, e presentato oggi a Roma, conferma le difficoltà del calcio nostrano, soprattutto in termini di appeal.
Complici anche gli stadi obsoleti, diminuisce infatti il numero di spettatori: che passano dai circa 13,2 milioni nel 2011-2012 ai 12,3 nel 2012-2013. Con l'unica eccezione della Serie A i cui ricavi da stadio, nel campionato 2012-2013, per la prima volta dopo cinque anni, tornano a salire dell'1,8% (quelli complessivi delle tre leghe scendono invece dal 4,1% al 3,9%). In termini di affluenza media per partita, però, i club italiani riescono a superare soltanto quelli francesi (22.591 tifosi contro i 19.211 della Ligue 1). Il primato che spetta alla Bundesliga tedesca con 42.624 spettatori. «È indecente la percentuale dell'8% determinato dai ricavi da stadio - dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò alla presentazione dello studio, svoltasi presso la Sala Polivalente della Presidenza del Consiglio -. Tra un pò arriviamo a zero. Forse è dovuto anche al fatto che i diritti tv sono talmente cresciuti, ma questa è la vera sfida: arrivare al 25-30%».
Le due maggiori fonti di ricavo, infatti, continuano ad essere i diritti tv e le plusvalenze da cessione di calciatori che, insieme, costituiscono il 58% del valore di produzione: il 38% (poco più di un miliardo) dalle tv mentre il 20%, 536 milioni, dalle plusvalenze. Il calcio italiano è particolarmente attivo sul fronte del mercato: nelle stagioni 2011-2012 e 2012-2013 si sono registrati ben 2.533 trasferimenti, per un valore pari a un miliardo e 863mila euro (circa il 46% del totale delle cinque maggiori leghe europee). Tuttavia il 51% dei trasferimenti è rappresentato da prestiti (con i trasferimenti a titolo oneroso che hanno contribuito per il 34% mentre il rimanente 15% è costituito da trasferimenti a parametro zero). Di questi, 379 (il 15% del totale) è avvenuto tra club di Serie A, mentre 745 (29%) in entrata da club non militanti nella massima serie e 1.409 (56%)in uscita. Tradotto: il valore dei trasferimenti interni tra i club di A è stato pari a 711 milioni di euro; il 38% dei flussi di cassa totali generati è quindi rimasto all'interno della Serie A.
«Il 51% dei trasferimenti sono prestiti - rileva il presidente della Figc, Giancarlo Abete -, sintomo che c'è qualche difficoltà. Negli anni siamo passati poi dal 29% di giocatori non selezionabili dalle nostre nazionali al 54,5% e la crescita media dei risultati dei nostri club non c'è stata. È un errore in termini strategici non operare sulla valorizzazione dei vivai». Anche perchè continuano a crescere i debiti della Lega maggiore: l'1,9% in più rispetto alla stagione 2011-2012 e vicini a toccare i tre miliardi di euro (2.947 milioni). Nonostante tutto il valore della produzione del calcio professionistico sale dell'1,3% (2696 milioni di euro). Una delle poche note positive in un Paese in crisi come l'Italia. Leggi l'articolo completo su
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