Zucchero riparte con un tour mondiale, l'Overdose D'Amore World Wild Tour, con tre date alla Royal Albert Hall e che tra fine giugno e inizio luglio toccherà anche l'Italia con cinque date negli stadi (Udine, Bologna, Messina, Pescara, Milano). A 68 anni, il bluesman di Roncocesi ha ancora voglia di stupire e incidere a modo suo. Al bando la tecnologia. «È il mio modo di vedere e vivere il live: se non c'è la musica suonata mancano i colori, la dinamica e sarebbe tutto molto piatto. Non mi divertirei. Il concerto funziona? E allora perché cambiarlo?», dice.
Zucchero: una volta sono quasi morto sul palco
«Vasco dice che vuole morire sul palco? Be', io lo dico da ben prima di lui e ci sono anche andato molto vicino una volta a Zurigo», ribatte, e sembra pensarlo davvero, indicando nell'attività live il suo impegno primario per il futuro. «Vista l'età, preferisco ammazzare il mio tempo con i concerti: vedi gente, giri il mondo, sei vivo, ti senti vivo. I dischi mi piacciono e a qualcosa sto lavorando, ma punto sui tour, almeno finché reggo».
«Mi piacciono Salmo, Marracash e Blanco»
E dei giovani artisti cosa pensa? «Mi sembra che oggi sia tutto un po' annacquato, anche il rock. Tutti troppo attenti al politicamente corretto e nessuno che ci va giù pesante. Battaglie sociali nelle canzoni? Mi sembra più un tirassegno. Anche se qualcuno che scrive bene c'è: mi piacciono Salmo, Marracash, Blanco». Tra i più giovani, soprattutto della scena rap e trap, si registrano testi violenti e sessisti che la politica, per voce del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi vorrebbe combattere con un protocollo d'intesa: «Non credo che gente come Francesco Guccini, Fabrizio De André o Francesco De Gregori sottoscriverebbero una cosa del genere. Non lo sottoscriverei nemmeno io», afferma deciso Zucchero.
Il pensiero del suicidio affrontato a Londra
In quasi 35 anni, sul palco londinese è tornato molte volte (detiene il record di artista italiano non lirico ad esservi esibito più volte). «Da allora sempre stesso hotel e stessa stanza, con una differenza: allora ero messo male e davanti ad una finestra ho pensato al suicidio, oggi invece posso tranquillamente tenere le finestre aperte», scherza con una nota malinconica nella voce. Rispetto al passato anche altro è cambiato: "Prima andavo volentieri in Russia.
Ho iniziato ad andarci nel '90 con un concerto storico al Cremlino. Ora anche se fossi invitato non ci andrei. Ma neppure da Netanyahu o da Trump". Rimane lontano, per ragioni diverse, anche dal palco di Sanremo. «Non è che non mi voglia il festival e che non so se ci andrei io. Ha un po' straccato i coglioni - dice Zucchero lasciandosi andare al dialetto emiliano -. E poi vado in gara a far cosa?». Del resto, di premi e riconoscimenti a lui interessa poco: «Oro, Incenso e Birra è il secondo album più venduto della storia in Italia, probabilmente è il primo perché non sono state conteggiate alcune ristampe, ma non me ne frega niente, i premi contano quel che contano: sono come le caciotte».
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