«Del libro abbiamo tenuto solo l'idea, l'anima, perché il racconto non è tanto sulla cocaina ma sull'impatto che ha sull'economia globale puntualizza però Sollima, che ha anche diretto i primi due episodi quella di Saviano era un'inchiesta giornalistica, noi ne abbiamo fatta un'altra parallela sui nostri personaggi». «Era necessario approfondire, per capire di cosa parlavamo spiega Fasoli, che ne è headwriter c'è stato un grande lavoro di ricerca, attraverso i social, gli operatori sociali, i capitani delle navi... Da questo distillato sono nati i personaggi».
La lavorazione, durata 5 anni, ha coinvolto anche due registi stranieri, il danese Janus Metz, che ha diretto la parte ambientata in Africa, avendo nel curriculum diversi documentari sul continente nero, e l'argentino Pablo Trapero, che ha curato invece quella sudamericana. Internazionale anche il cast, dove troviamo volti noti come l'inglese Andrea Riseborough, lo statunitense Dane DeHaan, l'irlandese Gabriel Byrne e il messicano Harold Torres, mentre tra gli italiani hanno un ruolo di primo piano Adriano Chiaramida e Giuseppe De Domenico, nei panni rispettivamente di un boss della Ndrangheta latitante e di suo nipote, che gestisce il traffico da un insospettabile negozio di giocattoli. Le riprese sono state piuttosto movimentate, soprattutto in Messico dove «la situazione è delicata» e c'era molta diffidenza da parte delle autorità, con la troupe che è stata addirittura circondata da auto della polizia e gli agenti che hanno puntato le armi contro gli attori, scambiati per veri narcotrafficanti.
Trattandosi di una serie antologica, non è prevista per ora una seconda stagione. Ma, precisa Sollima, «anche Gomorra l'avevo vista come serie unica» e invece ne sono stati girati già quattro capitoli, con il quinto che arriverà a breve sul set. Leggi l'articolo completo su
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