Silvio Orlando: «The Young Pope è stata una gioia, ma ora con Sharon Stone sogno di fare un film erotico»

Silvio Orlando: «The Young Pope è stata una gioia, ma ora con Sharon Stone sogno di fare un film erotico»

GIFFONI - Silvio Orlando ha aperto lo scrigno delle sue ferite personali per condividerle con i ragazzi del Festival di Giffoni, che domani chiude i battenti dell’edizione 50Plus. L’attore, che si fa in due alla Mostra del cinema di Venezia (Il bambino nascosto e Ariaferma), ha anticipato speranze e disillusioni. 


L’ultima grande gioia della carriera? 
«È arrivata proprio al Lido per la premiere mondiale di The Young Pope, con la standing ovation internazionale in sala». 

 


Nell’ultima visita a Giffoni aveva espresso il desiderio di recitare con Sharon Stone e sul set di Sorrentino l’ha realizzato. Felice? 
«Quasi: all’epoca dissi che avrei voluto fare con lei un film erotico, in The New Pope ci sono andato solo a pranzo insieme in mensa. La mia partner erotica era stata Diane Keaton, ma tra noi c’erano troppi vestiti».

 


Gli esordi? 
«A 6-7 anni la maestra mi ha affidato il ruolo di Pinocchio nella recita ed è rimasta così entusiasta da affidarmi come compito per le vacanze di Natale il monologo di Marco Antonio nel Giulio Cesare di William Shakespeare. Quando l’ho ripetuto a memoria mi ha detto: “Tutto qui?”. In quel momento mi ha insegnato come funziona il cinema, sempre in bilico tra eccitazione e depressione». 

 


A Venezia nessuna regista italiana donna. È deluso? 
«Il talento non è sempre un equilibrio, in questo momento si cerca di recuperare attenzione e delicatezza verso l’universo femminile e razziale, ma lo squilibrio c’era prima, non adesso che si cerca di pareggiare i conti, giustamente». 

 


Una delle sue corde attoriali vibra di malinconia, da dove nasce? 


«Quando avevo sei anni mamma si è ammalata per tre anni e poi l’ho persa. È stato travolgente e rivedo quei momenti ogni volta che chiudo gli occhi, ma quella ferita l’ho esorcizzata portando il buonumore al pubblico ed entrando in empatia con chi ho di fronte e che forse ha sofferto anche più di me. E allora quella sofferenza diventa poesia». Leggi l'articolo completo su
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