«È un noir in piena regola, con personaggi dalle tante sfumature» spiega l'attore che ha preso parte al film dell'esordiente Cristiano Anania perché mi ha affidato un ruolo non banale e voglio sostenere questo film, piccolo e autodistribuito, perché ci credo.
Il suo personaggio, l'eroe, è ambiguo. Cosa l'ha colpita?
«L'ambivalenza della parola eroe. Secondo me sono i ragazzi della periferia che non si fanno abbindolare dalla mano nera del male, dai facili guadagni, chi fa qualcosa per cambiare la situazione».
Da attore cosa sta cercando?
«Ruoli giusti per raccontare qualcosa. Bisogna mettersi al servizio del film, condividendo idee. Sin dall'inizio di Gomorra ho cercato il confronto, perché la monarchia non porta nulla di bello, c'è sempre bisogno della voce di tutti».
Ha paura che l'ombra Genny di Gomorra le resti addosso?
«Paura zero, perché le scelte che ho fatto sono in base ai progetti, in cui posso dare il mio contributo come persona e attore».
Le piacerebbe una commedia?
«Magari, ma bisogna fare attenzione al trash, non voglio fare la macchietta. Oggi lo spettatore è più esigente, il livello medio è cresciuto ed alcuni prodotti sono scomparsi».
È stato in America da poco. Come viene percepito Gomorra?
«È l'unico progetto italiano che viene molto apprezzato da registi ed attori internazionali. Penso ad Obama che twittava House of Cards, in Italia invece si perde il tempo a parlar male di quello che si fa e non valorizziamo la nostra bellezza».
Voglia di Hollywood?
«Sono ambizioso di natura e mi piacerebbe confrontarmi per capire se noi attori siamo così male come si dice in Italia. Mi piacerebbe fare Batman o Hulk. Ad Ischia ho incontrato Chris Hemsworth, che interpreta Thor, e mi ha detto che potrei».
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