Renzo Arbore a Leggo: "Internet e i social sono una benedizione" -Foto

«Tornare in tv? Il cuoco ha bisogno degli ingredienti. A me piace una televisione jazz, improvvisata, scattante. E oggi mancano i protagonisti adatti per farla».


Look variopinto e immancabile cappello a corredo, Renzo Arbore si presenta con tutta la sua immarcescibile verve nella redazione di Leggo: «Sono un renzano, non renziano, c’è una bella differenza». Sta per tornare sul palco del Sistina, a Roma, per tre concerti insieme alla sua Orchestra italiana, il 28, 29 e 30 aprile. Show torrenziali e generosi, come sempre. «Saranno i miei soliti concerti pieni di musica - racconta durante la riunione di redazione - Non riesco a fare meno di tre ore di spettacolo. E il pubblico apprezza: abbiamo fatto tanti sold out anche al Nord, da Padova a Piacenza.

Poi, la conversazione torna inevitabilmente sulla tv, che Arbore ha rivoluzionato in cinquant'anni di carriera, da L'altra domenica a Indietro tutta, passando per Quelli della notte. «Ho sempre fatto solo jazz delle parole - ricorda - fin dalle prime puntate di Alto Gradimento, in radio, con Boncompagni e fenomeni come Bracardi e Marenco. Uno spirito che poi ho portato in tv, dal Benigni di L'altra domenica a Frassica e Ferrini di Quelli della notte». Eccoli, gli improvvisatori che oggi mancano. «Sì, perché quella era una tv libera dagli schemi, senza copioni. Oggi è tutto scritto, codificato. Con Frassica ho fatto ore di improvvisazioni in tv. Recentemente è venuto a trovarmi Ferrini a uno spettacolo a Bologna, è salito sul palco: la gente rideva fino alle lacrime». E il merito è anche di chi, al jazz delle parole, ha sempre alternato il sapiente mestiere di spalla: «Io ero lo stimolatore, come diceva Pazzaglia. In senso buono, naturalmente». Ma non è detto che sia finita qui: «Mi piacerebbe ricercare quella tv lì, ho delle idee abbandonate che non rivelerò neanche sotto tortura!».

Ma oggi, per lo showman foggiano, la tv è anche quella del web: «Sul mio Renzo Arbore Channel vado ravanando nella Rete, recupero chicche storiche, ma anche nuovi talenti. La mia generazione ha conosciuto gli inventori dello spettacolo, da De Sica a Sordi, da Zavattini a Mastroianni. Ma c'è del buono anche oggi». D'altronde, chi ha sempre guardato avanti non può fermarsi di fronte alla frontiera digitale: «Internet è una benedizione - assicura Arbore - Chi lo nega si ferma alle controindicazioni, che ci sono per tutto e che magari tra qualche anno saranno superate. Magari avessi avuto YouTube e i social quando ero giovane e andavo a cercare gli artisti blues all'Usis (United States Information Service), garantendo rigorosamente di non essere comunista».


Gli brillano gli occhi quando ricorda quello che ha recuperato sul web: «Ho trovato il duetto di Jerry Lewis e Dean Martin che cantano Singin' In The Rain tirandosi le secchiate d'acqua». La riunione scivola poi su temi d'attualità, come l'immigrazione: «Ci vuole generosità. Noi pugliesi siamo stati i primi ad accogliere i migranti, ma è un problema europeo». È tutto italiano, invece, il pregiudizio verso la musica pop: «Le nostre canzoni sono cultura, dovrebbero essere il primo veicolo per insegnare l'italiano nelle scuole». Anche se la pirateria resta un guaio per i musicisti: «Ho conosciuto un contrabbandiere di dischi che mi voleva vendere i miei. Insisteva: Se non ve li accattate voi...». Leggi l'articolo completo su
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