Il film, prodotto dalla TaoDue di Pietro Valsecchi, è stato girato tutto in Argentina e racconta il percorso che nel 2013 ha portato Bergoglio, figlio di immigrati italiani, alla guida della Chiesa Cattolica. Il protagonista è interpretato efficacemente dall’attore argentino Rodrigo de la Serna negli anni giovanili e dal cileno Sergio Hernàndez nella maturità, quando è già cardinale e viene chiamato a Roma per partecipare al Conclave che lo porterà sul Soglio di Pietro.
“Chiamatemi Francesco è un film d’inchiesta”, spiega Luchetti, “l’idea mi è stata proposta da Valsecchi e io, con lo sceneggiatore Martin Salinas, mi sono messo sulle tracce di Bergoglio. Con una preoccupazione: non fare un “santino”, non ridurre la storia di quest’uomo così importante, e soprattutto in vita e abitante a due passi da noi, a un’agiografia retorica o acritica”. Gran parte del film è dedicato agli anni bui della dittatura militare che videro Bergoglio nel difficile ruolo di mediatore tra i generali e le esigenze della popolazione, la situazione del Paese e il drmma dei desaparecidos. “Ho molto rispetto per la storia dell’Argentina”, continua Luchetti, “e sul quel periodo tragico sono stati girati già dei film. Non ho voluto spettacolarizzare il dramma e spero di raccontare una porzione di storia ai più giovani”.
“Una responsabilità enorme”: così Rodrigo de la Serna descrive il suo impegno nel film. Gli fa eco Hernàndez: “Ho interpretato il Papa da anziano puntando sulla sua interiorità”. Valsecchi ha spiegato che il film rappresenta la sua sfida più grande e Alessandro Salem, direttore generale contenuti Mediaset, ha detto che Piersilvio Berlusconi ha investito 15 milioni di dollari e il film arriverà in 40 Paesi. Leggi l'articolo completo su
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