Netflix scende in campo. Di nuovo e in un genere che finora non ha esplorato, i reality show. Cavalli di battaglia delle reti generaliste – dal Grande Fratello VIP a L’isola dei famosi – questi format spopolano ormai su ogni emittente immaginabile ed esiste anche una piattaforma streaming, Hayu, che vi dedica l’intera programmazione.
Durante l’inaugurazione della prima sede Netflix in Italia, a due passi da Via Veneto, nel cuore di Roma, è stato annunciato tra i progetti non fiction in uscita entro fine anno Summer Job, prodotta da Banijay Italia, che segna proprio il debutto della piattaforma nel mondo dei reality. E, a proposito di prime volte, vede alla conduzione Matilde Gioli, di recente vista nella deliziosa commedia Netflix 4 metà. L’attrice 32enne non si è mai cimentata prima d’ora in queste vesti e non vede l’ora.
I partecipanti, dieci giovani anzi giovanissimi (tra ragazzi e ragazze), volano in Messico per quella che si pensa essere una vacanza spensierata ma che poi diventa un vero e proprio punto di partenza nel mondo del lavoro, una gavetta che include la pulizia delle gabbie allo zoo o la preparazione del pane in piena notte.
L’arena della competizione nel genere reality continua quindi non solo tra canali in chiaro, emittenti via satellite e piattaforme, ma si allarga a quello che in gergo si chiama un nuovo giocatore (‘player’). Se Prime Video ha puntato, infatti, su Celebrity Hunted, giocandosi nomi fortissimi – e non solo del mondo dello spettacolo – a partire da Francesco Totti, Netflix risponde con un format classico, senza incursioni famose, per ancorare il pubblico alla realtà e invitare all’immedesimazione.
La volontà di portare nuova linfa ad un filone già molto esplorato – ma senza volgarità e populismo - è la stessa su cui puntano anche gli altri due progetti non fiction annunciati oggi. Entrambi dedicati a personaggi famosi e declinati in quattro puntate, sono “Wanna” di Fremantle e “Il caso Alex Schwazer” di Indigo Film.
Il primo è una docu-serie dalle tinte Anni Ottanta dedicato a Wanna Marchi, una delle teleimbonitrici più famose e infauste della storia del piccolo schermo. Dall’ascesa al declino, la carriera di questa donna spregiudicata è vivisezionata nel racconto ma senza giudizio.
Il secondo, invece, è dedicato allo sportivo Alex Schwazer che ha vissuto una parabola discendente proprio come la Marchi ma ha sempre mantenuto contegno e dignità riuscendo a redimere la sua immagine e ripristinare in qualche modo la sua reputazione.
La volontà, spiega Giovanni Bossetti, manager dei contenuti non fiction italiani di Netflix, non è quella di portare a galla pruriginose speculazioni ma di far emergere aspetti sommersi e sorprendenti di queste storie che hanno segnato, in un modo o nell’altro, l’opinione pubblica.
Entrambi a modo proprio, sono riusciti a rigenerarsi, come fenici che risorgono dalle ceneri e, si sa, le storie di riscatto hanno sempre grandissima presa sullo spettatore. L’idea che propongono, infatti, resta semplice: tutti cadiamo, ma i più forti si rialzano e una seconda chance non si nega a nessuno.
Leggi l'articolo completo su
Leggo.it