Ci conoscevamo, ci stimavamo, ma non eravamo intimi, ci eravamo sentiti più spesso quando azzardai la sfida di riportare il teatro di Eduardo in tv. Gli chiesi che cosa ne pensasse e mi spinse ad osare, gli chiesi di suggerirmi qualche titolo e mi disse di scegliere. Trasalì solo quando accennai a «Natale in casa Cupiello»: «Quella è roba di Eduardo, per la gente Cupiello è Eduardo, lo accetta solo da lui, lascia stare», mi disse con affetto sincero. Aveva ragione, naturalmente, scelsi altri quattro titoli e cercai anche di coinvolgerlo in scena: «Nel ruolo che vuoi, come vuoi», gli proposi. «No, Massimo, questo è il tuo Eduardo, è il tuo palcoscenico, sono i tuoi applausi», mi rispose con la consapevolezza che solo un uomo cresciuto sulle tavole del palcoscenico poteva avere. L'ultima volta che ci siamo visti era in Senato, mi volle alle celebrazioni per il trentennale del padre.
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