Meduza, dai palchi di tutto il mondo ad Harvard: «Nel mondo siamo delle star, ma vogliamo piantare bandiera in Italia»

Numeri planetari e tra i producer più importanti nel mondo. Per i tre italiani, tante novità in arrivo. L'inaugurazione della label AETERNA Records, un EP e il nuovo singolo estivo, e un live al Fabrique, oltre che show in tutto il mondo. E sull'omonimia con il sito russo: «La musica deve essere libertà di parola. L’arte è di tutti e la musica deve essere strumento per mandare messaggi»

Meduza

«Mettere la bandierina in Italia è una nostra priorità. Non si è mai profeti in patria. Essere qui è un grande traguardo». I Meduza sono considerati i più importanti producer italiani nel mondo. Per i numeri (66 milioni di ascoltatori con oltre 15 miliardi di stream), ma soprattutto per la qualità del suono. Basti ricordare gli ultimi singoli, Pegasus ft. Eli & Fur e Bad Memories x James Carter ft. Elley Duhé & Fast Boy, oltre al successo planetario "Piece of Your Heart" e a "Lose Control", "Paradise" e "Tell It to My Heart". Una gavetta di 20 anni partita dai localini milanesi, anche se il progetto in trio nasce ufficialmente nel 2019. Mattia Vitale, Luca De Gregorio, Simone Giani (questi ultimi diplomati al Conservatorio di Milano in organo e composizione organistica) sono lungimiranti sperimentatori, spaziando dalla dance all'elettronica. Il sold out all’Amnesia di sabato scorso, fa da apripista al «primo concerto 2.0» al Fabrique sempre a Milano il 7 ottobre. L’“Odizzea” live sarà per il trio lombardo «un'evoluzione», «un Meduza al completo», visto che sul palco ci saranno keyboards e strumentazione elettronica, DjSet e Visual. «Avere il supporto dell'Italia è importante. La scorsa settimana in Messico c’erano 80 mila persone, una cifra astronomica. Ma essere qui è un’altra cosa». Lo avevano provato nel 2021, superospiti al Festival di Sanremo (da cui la collaborazione con Mahmood e Blanco con "Brividi"), e alla finalissima di X Factor 2022.

 

 

 

L'agenda dei prossimi mesi è piena. Si parte con l'inaugurazione della nuova label, l'Aeterna Records, contenitore delle tracce club ma anche incontro di artisti emergenti (prima release, la loro edit di “Everything You Have Done” del giovane Genesi). Candidati nel 2020 come Miglior registrazione dance ai Grammy per “Piece of Your Heart” con il duo di produttori inglesi Goodboys (il video era stato girato a Kiev), invitati all'Università di Harvard per raccontare agli studenti dell'Electronic Music Collective la loro storia, e primi italiani a esibirsi nello show americano The EllenDegeneres.

 

 

«E' solo l'inizio - raccontano - Quando sei in America o ai Grammy ti sembra tutto un sogno. Solo qui in Italia ti rendi conto che è vero». Consapevoli che le musiche per radio «hanno più paletti di quelle più libere del club», continueranno a fare nel mondo live e dj set parallelamente. «Quello che ci incuriosisce è la reazione del pubblico. Vogliamo stupire chi c’è». E sulla differenza tra l’Italia e il resto del mondo: «All’estero il pubblico è più curioso, in Italia chiedono cose più masticate. Ma la bellezza della musica è la scoperta. Se i pezzi durano poche settimane in classifica è perché non si sperimenta abbastanza e perché si fanno sempre le stesse cose». Nel 2023, è prevista la pubblicazione di un nuovo EP e di un “brano estivo”. «Ci piacerebbe fare show da headliner solo nostri. La strada è lunga, dovremo fare ancora tanta musica, e abbiamo tanto studio davanti a noi. Ma non vediamo l’ora. Più che un lavoro è un sogno che avevamo da piccoli». Oltre agli show in America, Europa e Asia, confermate le residenze per la prossima estate ad Ibiza con David Guetta e a Las Vegas. Il macro mondo è quello di Daft Punk e Chemical Brothers. In standby il “disco" con Ed Sheeran, conosciuto dopo il remix di Bad Habits e con cui si incontreranno nei prossimi mesi in America. «Ci siamo scambiati delle idee. Abbiamo un “disco” parcheggiato lì, ma ci dobbiamo lavorare», e lo definiscono "uno degli artisti più umili". «La musica deve essere libertà di parola. L’arte è di tutti e la musica deve essere strumento per mandare messaggi - dicono, rispondendo alla domanda sull'omonimia del loro nome con quello del giornale russo accusato dal governo di Putin di essere troppo indipendente e per questo inserito nella lista degli "indesiderati" - Ai Festival incontriamo tanti artisti ucraini e portano in giro anche la loro storia. Il bello della musica è che può raccontare più stati d’animo». 

 

 

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