Luminaria è il titolo della sesta edizione di Roma Digitalife, la rassegna dedicata alle connessioni tra le nuove tecnologie e i linguaggi artistici contemporanei, prodotta come sezione high tech della rassegna (teatrale e molto altro) RomaEuropa Festival. Più facile da vivere - perché lo spettatore è previsto come parte in causa delle singole opere d'arte - che da spiegare, Luminaria è dedicata al tema della luce e raggruppa, negli spazi della Pelanda-museo Macro a Testaccio, undici opere ad essa dedicate.
Molte di esse arrivano dal Quèbec - per un gemellaggio con Elektra festival d'arte digitale di Montréal - come gli esoscheletri autonomi di Bill Vorn e Philippe Demers che, o il soffio dei passanti sul microfono del proprio cellulare che genera la tormenta di Jean Dubois. C'è la sorprendente simulazione dell'effetto visivo del montaggio cinematografico jump cut di Maxime Damecour o le proiezioni luminose di Joanie Lemercier in Fuji.
Un paio di opere arrivano dall'Italia: sono i Masbedo con il film The Lack sulla condizione della donna contemporanea; l'altra è di Pietro Pirelli, con i suoi Idrofoni o lampade sensibili, fonti luminose che interagiscono con la limpidezza dell'acqua reagendo alla parola. Lo spettatore potrà alterare il processo di illuminazione delle tre gabbie in cui è invitato a entrare nell'opera di Alexandra Dementieva Breathless. Non facilissime da descrivere, ma molto interessanti da vivere, le opere interattive non saranno le sole ad attrarre. Fino al 5 dicembre sono previsti otto concerti che spazieranno dalla new wave a Stokhausen, con contaminazioni in forma di performance (piazza O. Giustiniani, infoline romaeuropa.net). Leggi l'articolo completo su
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