Anche lei, Brizzi e Ghini avete fatto una reunion con questo film...
«Sono stato contento di tornare a lavorare con Fausto e con questi attori per uno dei pochi film italiani che fanno davvero ridere. Ho visto il film di Checco Zalone e mi è piaciuto, ma le risate erano poche e la commedia di Aldo, Giovanni e Giacomo ha toni melò».
Perché secondo lei si ride meno?
«Mi sembra che ultimamente i comici abbiano paura di far ridere, pensano ai David di Donatello o ai Nastri d’Argento e non spingono sull’acceleratore della comicità. Persino Benigni e Zalone si censurano. Io invece faccio parte di un’altra scuola, quella di Banfi per intenderci, quella di chi, pur di strappare una risata, calpesterebbe il cadavere della madre. Con il padre che avevo, da ragazzo decisi comunque di fare ciò che mi divertiva: cantare, fare il varietà, far ridere. È stata la mia forza».
Con questo film si è rituffato negli anni 80. Dei suoi che ricordo ha?
«Nel 1983 feci Vacanze di Natale e fu fantastico. Fino ad allora non avevo una lira e saltavo i pasti, poi ho capito che quel film mi avrebbe cambiato la vita. È stato il mio momento di svolta, da allora ho iniziato a mangiare».
E a livello musicale?
«Non ascoltavo molto questo tipo di musica. Mio padre mi ha fatto che aveva 50 anni e a casa sentivo Frank Sinatra, piuttosto. Si può dire che io abbia conosciuto la musica pop italiana grazie a Brizzi. In quelle canzoni c’era ottimismo, gli anni 80 erano un periodo folle. Oggi, anche pensando a Sanremo, si sentono canzoni buie». Leggi l'articolo completo su
Leggo.it