Alla dodicesima stagione è un evento eccezionale far registrare questi ascolti.
«Un dato che ci costringe a fare 13, non possiamo deludere tutta questa gente».
Perché Don Matteo piace tanto?
«Perché la gente ha simpatizzato con i protagonisti, vuole sapere cosa succede a casa loro, è un family ma accontenta anche chi vuole il giallo e chi vuole la commedia per ridere».
Il suo maresciallo Cecchini quest’anno è diventato vedovo.
«La sua è una vita normale e purtroppo è morta la moglie. Però Cecchini ha bisogno di calore e simpatia e conosce una signora, che è la madre della “capitana”, che sta quindi per diventare mia figlia».
Cosa succederà nei prossimi episodi?
«Tante cose, anche emozionanti, come succede nella vita. Questa è forse la stagione più bella, perché gli episodi sono adesso di 100 minuti e abbiamo più tempo per sviluppare le storie».
A breve la vedremo anche in una fiction Mediaset, I fratelli Caputo. Ce ne parla?
«È un family dove si ride molto, ambientato tutto tra Milano e la Sicilia, ma senza morti e divise: io e Cesare Bocci interpretiamo due figli dello stesso padre ma di madri diverse, uno del Sud e uno del Nord. Il mio personaggio è molto divertente, è un artistoide, un lunatico, che nonostante i suoi sessant’anni è un mammone».
E poi c’è Che tempo che fa.
«Lì vado a sfogare la mia parte più surreale, perché nelle fiction devo comportarmi in maniera misurata ma il cabaret dà libertà e a me piace far ridere».
Come fa in radio...
«Sì, il mio Programmone lo faccio per il desiderio di surrealismo: lì mi scateno, sperimento cose che poi magari faccio in televisione o a teatro».
A proposito di teatro, sarà ancora in tournée con il suo Tour 2000-3000?
«Più che uno spettacolo, quello è un concerto in cui mischio canzoni con la comicità alla Frassica. Ma non ho tempo per una vera tournée, faccio ogni tanto una data quando sono libero».
Prossimi impegni?
«Un film-tv sul Maxiprocesso per la Rai, che comincerò a girare il mese prossimo».
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