I Coma_Cose stanno alle fiamme negli occhi come il basilico al sole? Ormai il paragone per il duo Fausto Lama e California (all’anagrafe Francesca Mesiano) - coppia anche nella vita - corre veloce dopo la consacrazione sanremese, con numeri di streaming e di Spotify più che raddoppiati in poche settimane. Domani esce Nostralgia, «un disco di passaggio, un concept album breve e sospeso, come questo periodo», prodotto dai Mamakass tra elettronica, urban e drum ‘n bass. Solo sei tracce per «raccontarci».
Fausto e California: un bilancio?
«Sentiamo il commercialista (ridono, ndr). Sanremo è stato gratificante. Ha funzionato la semplicità. Credevamo nella canzone in gara, difendendola da chi avrebbe voluto portassimo altro. E per i fan dei Coma_Cose “indie” non è stato un tradimento. È anacronistico pensare al Festival come impero del male che lotta contro la musica indipendente».
Oramai i meme di Fiamme negli occhi spopolano.
«Uno scotto simpatico da pagare. D’altronde, il titolo era quello e la canzone era dedicata a noi. Cantare guardando altrove, non avrebbe avuto senso».
Un romanticismo alla Al Bano e Romina.
«Un impasse da cui potremmo uscire dicendo: “Magari avere una carriera longeva come la loro”».
E il rosso?
«Unisce le componenti emotive del disco. Per cui: vinile rosso, copertina rossa…».
Nella “Outro”, un vocale di California: perché “Nostralgia”?
«Guardiamo al passato per vivere bene il presente, perdonando nostalgia e abbandoni. Crescere è fare pace con il background di porte in faccia, alti e bassi, inadeguatezza, errori. Nostralgia è “Novantasei”, brano evocativo di sound basso, chitarra, batteria alla Smashing Pumpkins o “Discoteche abbandonate” tra graffiti fallici (ridono, ndr) e “berlusconismo interstellare”. Ma “il tempo fa un errore/e questo errore è perdonare tutto”».
E il vostro background?
F.: «Facevo le cover di CCCP, CSI, Sangue misto, Battiato, Rino Gaetano. La matrice era quella del cantautore un po’ sghembo, di fine anni ’70 e avanguardista».
“Tutto si addomestica tranne i lupi e noi”, cantate.
«Eravamo disillusi dalla vita che facevamo: commessi di giorno in un negozio zona Navigli a Milano e musicisti di notte. Ci siamo detti: buttiamoci sulla musica, in due. Se funziona, bene. Importante è avere benzina e percorrere i sentieri anche non facili».
Una critica che non vi sentite addosso?
«La coppia come il nostro manifesto di vita: noi sul palco siamo un duo di musicisti. Poi a casa, una coppia».
Un nome per un vostro featuring?
«Celentano. Un po’ difficile, ma mai dire mai». Leggi l'articolo completo su
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