Si chiama Ruben Ostlund, aveva folgorato la critica con il precedente Forza maggiore e ora, con The Square si impone grazie a un film che, provocando risate e disagio in egual quantità, misura l’abissale distanza umana che esiste tra benestanti e indigenti. E che nessuno - soprattutto i primi - è mai disposto a osservare prima ancora che ad ammettere.
Ostlund afferra la sua materia con forza, la intreccia con una incisiva satira sul mondo dell’arte contemporanea e sbatte in faccia allo spettatore l’ipocrisia delle buone intenzioni. Lo fa con padronanza stilistica e qualità dello sguardo, regalando scene cult come quella della disturbante performance di un uomo scimmia a una cena di gala. The Square trionfa, però, in un’edizione – la settantesima - che avrebbe dovuto “stupire con effetti speciali”, visto l’importante anniversario, e ha invece mostrato molte debolezze. Leggi l'articolo completo su
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