Poi te lo ritrovi in Tutta un'altra vita e dici finalmente: sarà per esperienza o ispirazione, ma il suo tassista, protagonista di una nuova commedia anticasta (genere a parte, ormai, fotografato bene dal Modalità aereo di Brizzi), sorprende. Se la trama è l'ennesima variazione sul tema del punisci il miliardario e senza alcun merito sfruttane i privilegi cercando di imitare Borotalco e i Manuel Fantoni veri e presunti di ogni tipo, con un povero cristo che si prende fortunosamente una villa e una vita non sua, lui disegna il suo tapino con delicatezza, col sapore agrodolce della frustrazione di chi si sente perdente dentro, staccandosi dalla commedia sciatta e cinepanettonesca di Pondi.
Uno che pure aveva iniziato in modo molto più raffinato, scrivendo con Petraglia Compagni di scuola (Verdone, ancora lui) e che qui invece ci irrita con caratterizzazioni-macchietta, mortificando, per dirne solo una, con l'ennesima variazione sul ruolo un'attrice straordinaria come Paola Minaccioni (si ostinano a darle il ruolo della popolana moglie di, mentre meriterebbe un Polvere di stelle tutto per lei).
Ci provano qui gli attori a salvare il salvabile, ma sceneggiatura, impostazione narrativa e visiva, standardizzazione registica ci portano dalle parti del peggior Neri Parenti. Senza la sua capacità di surfare sul fango. Leggi l'articolo completo su
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