La fama del marinaio dal cuore d'oro è però legata allo studio che ne realizzò i cartoni animati, più di 200 dal 1930 al 1947: l'azienda di Dave e Max Fleischer, avversaria della Disney, avanzatissima sul piano tecnologico, progressista e aperta alla sperimentazione. Praticamente la Pixar di allora, costretta a chiudere nel 1942 dopo aver perso contro Disney quella che la storia ricorda come la guerra dei cartoon. In Italia Braccio di Ferro arrivò nel 1935. Fece in tempo a influenzare il genio di Jacovitti, allora un bambino di 12 anni, e poi tre anni dopo la striscia venne bandita da Mussolini, come anche i personaggi Disney, in quanto non italiana.
Soggetto di almeno una decina di videogiochi, un francobollo e tre statue, di cui una eretta dagli agricoltori dell'Arkansas, Braccio di Ferro e i suoi amici (la fidanzata Olivia, il figlioletto Pisellino, il padre Trinchetto, Bruto) non è mai arrivato al cinema con un cartone lungo. I Fleisher abbandonarono l'idea, travolti dal fallimento del loro kolossal su Gulliver, e anche di recente Genndy Tartakovsky, il regista di Samurai Jack, si è visto sfilare di mano da Sony il progetto di un adattamento 3D. Resta il film di Altman del 1980, Popeye Braccio di ferro con Robin Williams, ultima incarnazione del marinaio prima del restyling nella nuova serie, Popeye's Island Adventures, con un Braccio di Ferro più giovane, biondo e bio.
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