Rohingya, la strage silenziosa: «In un mese uccise quasi 7mila persone»
Lo scorso dicembre anche Papa Francesco si era recato in quei luoghi, condannando la violenza di cui sono vittime i rohingya e chiedendo perdono a nome dei persecutori. La stampa locale però si interrogò su una peculiarità della sua visita: in Myanmar, il pontefice non pronunciò mai la parola rohingya, su suggerimento del suo cardinale in Myanmar, mentre in Bangladesh incontrò un gruppetto di rohingya solo in un palazzo della capitale Dacca, senza recarsi nei campi profughi. «Doveva venire qui», disse qualcuno di loro, deluso dal comportamento di Bergoglio.
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Tra i profughi a parlare a Suor Cristina, anche dei bambini. «Ci stavano bruciando le case e siamo scappati qui - racconta un bambino - sono stati i militari, noi siamo riusciti a scappare». «Hanno ucciso mio nonno, gli hanno sparato. Ci sparavano a vista - racconta un altro - prima hanno sparato, poi davano fuoco alle case, sono morti in tanti. Lo fanno perché siamo musulmani, hanno ucciso anche quelli che pregavano in moschea». «Non ci sono parole per descrivere questo», dice la stessa religiosa sul posto, quasi in lacrime. Leggi l'articolo completo su
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