Silvio Berlusconi la scelta sul futuro per il 'suo' impero televisivo l'aveva fatta una decina di anni fa: vendita della pay tv Mediaset Premium attraverso uno scambio azionario e progressiva fusione di tutto il Biscione con Vivendi, 'munizioni' finanziarie per possibili campagne anche insieme ai francesi, forti incassi per i figli che avrebbero potuto creare la loro holding.
Poi tutto saltò, con la paura che Bolloré volesse prendersi subito l'intera Mediaset. Vivendi oggi resta socia di Mfe- Mediaset con oltre il 20%, ma la fiducia è davvero poca. Quindi si deve attendere soprattutto il testamento del fondatore per capire gli equilibri di un gruppo che guarda all'Europa, con tempi per l'apertura delle ultime volontà che non appaiono ancora immediati.
L'attesa della borsa
Ad aspettare è anche la Borsa, che si è mossa contrastata: Mfe B ha chiuso l'ultima seduta della settimana in calo dell'1,8%, mentre il titolo A ha segnato un rialzo dell'1,7%.
Insomma i tedeschi si aprono ai grandi soci stranieri, con il Biscione che in questa fase è vicina a Ppf, volendo che Prosieben si concentri maggiormente sul core business televisivo. La scomparsa di Silvio Berlusconi, 'politicamente' ingombrante per la Germania, potrebbe favorire ancora di più le relazioni in terra tedesca, anche se finora il Biscione ha sempre escluso un'Opa sul gruppo con sede in Baviera.
Il testamento
In attesa del testamento del fondatore, quasi certamente nelle mani dello 'storico' notaio Arrigo Roveda, è anche chiara la scelta di alzare una barriera politica compatta sul gruppo italiano. Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, definisce Mfe- Mediaset «polo televisivo che tutti ci invidiano». «Il governo interviene quando ci sono delle notizie vere, non si occupa di ipotesi e chiacchiere, periodi ipotetici dell'irrealtà», aggiunge il ministro degli Esteri e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, a proposito di un possibile interesse su Mfe da parte di Vivendi. Che proprio sette anni fa, per ragioni davvero mai chiarite, non divenne il futuro del Biscione, concretizzando quel percorso a lungo trattato da Berlusconi e Bollorè, con la mediazione di Tarak Ben Ammar.
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