Lo studio dell’Ocse “Come si comportano gli studenti dell’indagine Pisa nell’indagine successiva degli adulti Piaac?” rileva che le differenze che ci sono tra i ragazzi di 15 anni, dettate dalle loro condizioni famigliari più o meno svantaggiate, si assottigliano grazie alla scuola dell’obbligo: 0,45 punti di divario contro la media Osce di 0,48. Per la Germania è 0,49 e in Danimarca è addirittura pari a 0,64.. Per famiglia avvantaggiata si intende che abbia almeno un genitore laureato e 100 libri in casa. La scuola italiana, quindi, attenua le distanze socio-economiche. «Dobbiamo rendere la scuola sempre più inclusiva - ha commentato la ministra all’istruzione Fedeli - per le competenze durante tutto l’arco della vita».
Peccato però che poi a 27 anni, dopo il diploma, il divario si amplifica anche oltre la media Ocse: 0,67 in Italia e 0,61 a livello internazionale. E’ evidente infatti che la formazione professionale, l’università e il mondo del lavoro non alleviano le differenze tra classi sociali: «Il passaggio all’università - denuncia Elisa Marchetti dell’Unione universitari - rimane troppo basso e gli ostacoli all’accesso, dalle barriere del numero chiuso a quelle socio-economiche, non vedono soluzioni da anni».
Per garantire una vera inclusione, secondo l’ex ministro Luigi Berlinguer, «l’obiettivo è raggiungere tutti i ragazzi per ottenere un vero diploma. Non elemosina. Farli studiare con scuole aperte il pomeriggio, tra biblioteche e laboratori». Leggi l'articolo completo su
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