Tornare in classe, dopo Pasqua, con lo zaino sulle spalle e il certificato del tampone negativo nella tasca. La Scuola si prepara a tornare in presenza, dove possibile, e lo fa alzando le misure di sicurezza. Il Governo sta infatti valutando la riapertura delle scuole dell'infanzia e le elementari e della prima media, anche in zona rossa. Una decisione che riporterebbe tra i banchi milioni di studenti ora a casa, in didattica a distanza, visto che nel frattempo anche alcune Regioni, come il Lazio, stanno per passare (martedì prossimo) in zona arancione e riapriranno quindi, da qui al dopo Pasqua, gradualmente tutte le scuole.
Bambino di prima elementare in DAD dall'edicola della mamma. Il cartello: «Silenzio, sono a scuola»
Le Regioni dovrebbero quindi effettuare il maggior numero di tamponi veloci tra gli alunni, prendendo in considerazione anche quelli salivari facili da effettuare tra i bambini. Si tratterebbe di effettuare un test rapido che, come sottolineato dagli esperti dello Spallanzani, potrebbe essere ripetuto una volta a settimana e garantire così lo screening continuo degli studenti. Ma i docenti? Su questo fronte tuona Marcello pacifico, segretario dell'Anief: «Ammesso che si riescano finalmente a monitorare gli alunni, come si tutelerebbe allo stesso modo il personale, considerando che solo poco più della metà è stato vaccinato e che un docente su tre ha più di 55 anni?». Il dibattito sul rientro è, quindi, più che mai aperto: la Fondazione Gimbe ha avvisato che è ancora presto per parlare di riapertura delle scuole dopo Pasqua. I numeri di fatto ancora non lo consentono e quelli di ieri, con 24mila positivi e 460 morti, sono ancora troppo alti. E' necessario anche valutare differenze importanti: i ragazzi delle superiori, utilizzando i mezzi pubblici, potrebbero essere più a rischio per i contagi.
Ma i bambini, nella maggior parte dei casi, non prendono bus per andare a scuola e sembrano avere una marcia in più contro il virus: uno studio dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù, condotta insieme all'Università di Padova e all'istituto zooprofilattico di Venezia, ha dimostrato infatti che i bambini neutralizzano meglio il Covid ed hanno una minore capacità infettiva. Quindi reagiscono meglio alla malattia, rispetto agli adulti, e la trasmettono meno.
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