È quanto emerge da un rapporto dell'Associazione americana per l'avanzamento delle scienze (Aaas) che ha esaminato i metodi automatici utilizzati nelle indagini giudiziarie per rilevare e confrontare diverse impronte digitali. Per decenni gli investigatori di tutto il mondo hanno considerato affidabili e "praticamente certe" le prove emerse dalle impronte digitali latenti prelevate dalle scene del crimine e poi confrontate con quelle appartenenti a fonti identificate. Ma "in realtà - secondo gli esperti dell'Aaas - al momento non esiste una base scientifica per valutare il numero di individui che potrebbero essere la fonte di una particolare impronta digitale".
I sistemi attuali infatti, sebbene svolgano "un ruolo importante" per scartare rapidamente migliaia di impronte che non hanno caratteristiche 'simili' a quelle in esame, "non sono ancora in grado di abbinare un'impronta digitale rilevata sulla scena di un crimine a quella raccolta dalle autorità da una fonte nota, né possono determinare se un confronto sia valido". Tuttavia, concludono i ricercatori, "è possibile che i sistemi di identificazione automatica delle impronte digitali possano evolversi nel tempo". Leggi l'articolo completo su
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