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Silvestri, che è anche direttore della Divisione di Microbiologia e Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center e membro dell'Emory Vaccine Center, continua: «I progressi della scienza richiedono tempo, su questo non c'è dubbio - spiega - Ma siamo nel 2020 e non nel 1918 della influenza Spagnola o nel 1348 della Morte Nera, e abbiamo a disposizione un armamentario scientifico e tecnologico senza precedenti che abbiamo scatenato contro questo virus.
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Secondo il virologo italiano, dunque, contro la forza della ricerca il nuovo coronavirus alla lunga è spacciato. Come virus, fra l'altro, quello della Covid-19 non è neanche bravissimo: per esempio «non è capace di nascondersi nel nostro Dna come invece fa Hiv, né è capace di mutare rapidamente per evadere la nostra risposta immunitaria». Adesso «sta facendo molti danni perché è nuovo e ci ha trovati biologicamente impreparati, ma nel lungo termine è senza speranza».
Ma che armi sta preparando la scienza per vincere il nemico? «Stiamo sviluppando e sperimentando farmaci capaci di inibire direttamente la replicazione del virus - ricorda Silvestri - e farmaci capaci di ridurre gli effetti collaterali della reazione infiammatoria dell'ospite, che è coinvolta nella patogenesi dei casi più severi. Stiamo anche testando nel modello animale e presto anche in fase clinica una serie di nuovi vaccini. Al contempo stiamo imparando sempre meglio come trattare i malati e come gestire i focolai epidemici, grazie agli sforzi dei nostri colleghi medici di terapia intensiva ed epidemiologi. I progressi ci sono - assicura lo scienziato - e molto sostanziali».
Accanto alla medicina, anche l'arrivo della bella stagione farà la sua parte. «Si moltiplicano i segnali secondo cui Covid-19 è meno contagiosa e anche meno letale dove fa più caldo - rileva Silvestri - Ai dati di Sud-Est Asiatico, Africa, Paesi del Golfo, America Centrale e Caraibi fa riscontro il marcato gradiente di mortalità Nord-Sud che si riscontra in Italia, in Spagna e qui in America, dove l'80% dei morti si contano negli stati più a Nord (dove però vive solo il 40% degli americani). Ricordiamo che i coronavirus hanno da sempre un andamento stagionale. Infatti, quando ho chiesto al mio amico Ralph Baric - professore alla University of North Carolina e scienziato che sta a questi virus come Maradona sta al calcio - se il caldo ci aiuterà, la sua risposta è stata: 'There is no doubt about it', non ci sono dubbi su questo». Leggi l'articolo completo su
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