Solo per quanto riguarda la medicina generale, secondo un monitoraggio interno alla Fimmg, quelli impossibilitati a lavorare, ad oggi, sono «circa un centinaio nelle tre regioni con zone rosse, ma anche una trentina in Piemonte, una quindicina nelle Marche, cinque Campania. I numeri continuano a crescere e trovare dei sostituti è sempre più difficile». «Non abbiamo dati ufficiali - continua Scotti - per capire quanti medici e infermieri, in ospedale e sul territorio, siano ora infetti, in quarantena o in isolamento, ovvero quanto a lungo potremo continuare a curare italiani. Questo dato sembra non interessare a nessuno».
Il motivo è che «mancano ancora le mascherine e occhiali e che, nonostante gli avvisi, continuano a venire negli studi medici pazienti senza chiamare prima telefonicamente, con il rischio che possano essere affetti da coronavirus». La soluzione? Bisogna «sviluppare il video-consulto, la reperibilità telefonica 12 ore al giorno con l'apertura degli studi dei medici di famiglia limitata a garantire i livelli essenziali di assistenza». E, ancora, conclude Scotti, «potrebbe esser questa l'occasione per arrivare, superando i vincoli della privacy, all'utilizzo di ricette dematerializzate, che permetta l'invio della ricetta telematica direttamente al paziente, senza la necessità della consegna di un promemoria cartaceo da consegnare in farmacia».
ISS: 200-250 SANITARI POSITIVI O CON CONTATTI STRETI
«Tra il personale sanitario esposto, si tratta di una quota sopra le 200-250 persone, che vengono valutate, sia positivi che contatti stretti: nei prossimi giorni avremo un quadro più preciso». Lo ha detto il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro in conferenza stampa alla Protezione civile a Roma, rispondendo a una domanda. «È decisivo avere personale sanitario in linea per la qualità dell'assistenza», ha aggiunto. Leggi l'articolo completo su
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