«Non mi sottraggo - aveva però spiegato sui social - tornerò in una sede ancora più grande». Questa sera l'ex premier ha mantenuto la promessa, scegliendo per il ritorno il Lingotto, luogo simbolo del Pd, e la stessa Sala Gialla da 600 posti dove Walter Veltroni tenne il discorso fondativo del nuovo partito nel 2007. Ad accogliere Renzi una folla accorsa anche da Firenze, Modena e Bologna, che all'arrivo gli ha tributato una standing ovation.
E in sala maggiorenti del Pd la cui presenza era tutt'altro che scontata, a partire da Maurizio Martina e Roberto Giachetti, oltre alla fedelissima Maria Elena Boschi - «il Pd ha bisogno di lui» - al governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, che Renzi ha subito ringraziato dal palco, con un «in bocca al lupo - ha detto - per la campagna elettorale che nei prossimi mesi lo vedrà contrapporsi ai cialtroni nazionali». «Di fronte alle difficoltà tutti ci dicono che siamo finiti - ha esordito Renzi - ma noi siamo quelli che restano e che non mollano mai».
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L'ex rottamatore non dice una parola contro la magistratura, che ha arrestato i genitori. «Non mi sentirete mai dire una parola contro la giustizia italiana, rispetto le sentenza, ma penso che la storia in futuro racconterà che è stupefacente come per anni si sia fatta una fitta rete di indagini nei confronti del presidente del Consiglio e dei suoi famigliari. Di fronte a questo posso dire solo una parola: fiducia nella magistratura. Però umanamente ci sto male».
Poi il passaggio più personale, intimistico, quello in cui si dice «fiero e orgoglioso che mio padre e mia madre vogliano difendersi in un processo». «Sono orgoglioso di essere loro figlio - sottolinea tra gli applausi - e ai magistrati dico, 'noi non vogliamo impunità, immunità, scambi per non andare a processò, noi non scappiamo come fanno gli altri, vogliamo andare in quell'aula, perché lì vedremo chi ha ragione e chi torto».
«In tanti - ha affermato in chiusura l'ex segretario dem - si aspettavano forse da me parole di rabbia, un fallo di reazione». Ma gli amici «che sono scesi dal carro non meritano la vostra stima», ha sottolineato, e agli avversari del Movimento 5 Stelle e della Lega, ha rimarcato «non hanno bisogno del nostro odio, ci pensano da soli: stanno implodendo, ci lasceranno un paese nelle macerie e quando verrà il nostro turno non avremo tempo per le vendette, ancora una volta toccherà a noi portare l'Italia fuori dal fango». Leggi l'articolo completo su
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