La tensione nel governo sul decretone è stata alle stelle per l'intera giornata. Di fronte alle voci insistenti di un rinvio addirittura a venerdì prossimo, che avrebbe reso impraticabile il varo del reddito di cittadinanza ad aprile disarmando il Movimento in vista delle elezioni europee di maggio, Di Maio avrebbe «fatto il pazzo» secondo fonti della Lega, «minacciando tutto e tutti».
IL LUNGO DUELLO
Ma ecco la cronaca. I 5Stelle, a metà giornata, fanno trapelare che i problemi da risolvere riguardano quota 100, il provvedimento caro alla Lega. I lumbard non la prendono bene. Anzi. «I grillini sono dei guastatori», ringhia un esponente leghista che partecipa alle ultime limature del provvedimento. Il nodo, a sentire i pentastellati, è il trattamento di fine servizio (Tfs) per i dipendenti pubblici che hanno i requisiti per fruire di quota 100. La Lega spinge affinché gli statali intaschino subito il Tfs. E per ottenere ciò è indispensabile che le banche anticipino la somma. Con due problemi: il costo degli interessi e chi lo paga. La Lega vuole che sia lo Stato a farsene carico almeno in parte, i 5Stelle frenano. La ragione: i fondi necessari, visto che le risorse sono scarse, andrebbero rosicchiati al loro reddito. Così fonti grilline mettono a verbale: «Serve un chiarimento sulla valutazione dell'impatto di spesa relativa agli interessi degli istituti bancari che dovranno anticipare il Tfs».
«Falso, non c'è alcun problema», è la risposta secca della Lega. Nel dicastero di Di Maio, che cura la stesura del provvedimento, però insistono. Dicono che c'è «un nodo coperture». Ma «si può risolvere con un'intesa politica» tra Salvini e il vicepremier grillino questa mattina, in occasione del vertice.
Molto diversa la versione del Carroccio.
Leggo.it