Meloni: «Prossimo Cdm a Steccato di Cutro». No alle dimissioni di Piantedosi

Con la conta delle vittime del naufragio al largo di Crotone che sale a 69 dopo il ritrovamento del corpo di un bambino di tre anni, la premier rompe il silenzio e replica alle critiche piovute in questi giorni dalle opposizioni

Meloni: «Prossimo Cdm a Steccato di Cutro». No alle dimissioni di Piantedosi

Un Consiglio dei ministri a Steccato di Cutro. Giorgia Meloni parla della tragedia calabrese dagli Emirati Arabi Uniti. E annuncia: «Alla prossima occasione, riuniremo a Cutro il Cdm per dare un segnale». Con la conta delle vittime del naufragio al largo di Crotone che sale a 69 dopo il ritrovamento del corpo di un bambino di tre anni, la premier rompe il silenzio e replica alle critiche piovute in questi giorni dalle opposizioni e - per ultimo - dal sindaco di Crotone Vincenzo Voce in una lettera a lei indirizzata. 

 

Strage di Cutro, trovato il corpo di un bambino in mare: «Non aveva più di 3 anni». È la 69esima vittima del naufragio

 

Strage dei migranti, la procura ora indaga sui mancati soccorsi

 

 

LE PAROLE SU PIANTEDOSI

Fa intendere, Meloni, che il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi finito nel mirino delle minoranze in Parlamento resterà al suo posto, «le opposizioni chiedono le dimissioni di un ministro diverso al giorno, non fa più notizia». Poi da Abu Dhabi, dove è in visita istituzionale accompagnata, fra gli altri, dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani e dall'Ad di Eni Claudio Descalzi, la premier interviene sull'ennesima strage nel Mediterraneo. 

 

«Papà, mamma, parto per una vita migliore»: l'ultimo messaggio di ​Mahdeh, morta a 16 anni nel naufragio di Crotone

 

LA RICOSTRUZIONE

«Sono rimasta colpita dalle ricostruzioni di questi giorni. Queste persone non erano in condizione di essere salvate da qualcuno che non ha voluto salvarle», spiega. «Qualcuno può davvero sostenere in coscienza che questo governo non ha voluto evitare la morte di settanta persone, tra cui bambini di tre anni?». Dunque la ricostruzione ufficiale richiamata in questi giorni dai suoi ministri e dal sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano. «Da Frontex non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione di emergenza, non siamo stati avvertiti che l'imbarcazione rischiava il naufragio». E ancora: «Questa vicenda nulla ha a che fare con i provvedimenti del governo sulle Ong. Noi continuiamo a lavorare per fermare i flussi dell'immigrazione illegale per impedire che la gente muoia, abbiamo continuato a salvare tutte le persone quando sapevamo che erano a rischio».

Ne ha parlato anche con lo sceicco alla guida degli Emirati, Mohammed bin Zayed, spiega Meloni: «Abbiamo discusso di come costruire canali di immigrazione legale e fermare quelli illegali». Al secondo giorno della visita nel Paese mediorientale l'onda lunga delle polemiche sulla tragedia al largo delle coste calabresi si prende la scena. Una volta tornata, Meloni affronterà il dossier migranti - di cui si sta occupando lo stesso Piantedosi in queste ore in una riunione con i MED5 (Malta, Spagna, Grecia, Cipro, Italia) a La Valletta - e radunerà il governo nel paesino calabrese dove si è consumata la strage. 

 

 

LA VISITA NEGLI EMIRATI

Intanto la visita entra nelle sue ore finali. Energia, guerra in Ucraina, Mediterraneo e flussi migratori. Dopo l'India, è il turno degli Emirati Arabi Uniti.  Meloni è atterrata ad Abu Dhabi accompagnata dal vicepremier e ministro degli Esteri di Forza Italia con una missione delicata. Riallacciare i rapporti con il più fiorente dei Paesi del Golfo e lasciarsi alle spalle gli strappi degli ultimi anni. Da un lato l'interminabile vicenda Alitalia-Ethiad, dall'altro il blocco all'export militare disposto dal governo Conte bis per il coinvolgimento degli emiratini nella guerra in Yemen che ha calato il gelo nelle relazioni bilaterali. 

Acqua passata, si direbbe a giudicare dall'agenda istituzionale che ha impegnato Meloni nella capitale emiratina nelle ultime ore. Accolta dall'uomo forte della nazione mediorientale, il ministro ministro dell'Industria e della tecnologia avanzata e presidente designato della Cop28, Sultan Al Jaber, amministratore di Adnoc (Abu Dhabi National Oil Company) che ha firmato con Eni un accordo di cooperazione sulla transizione energetica. 

 

GLI INCONTRI

I colloqui, spiega Meloni ai cronisti, «sono andati molto bene, torniamo a un partenariato strategico dopo anni di grande difficoltà con responsabilità diffuse». Tra i dossier discussi, «la stabilizzazione della Libia, lavoriamo per impedire una forte difficoltà finanziaria della Tunisia, ma anche per creare flussi migratori regolari». Gli emiratini, aggiunge Meloni, possono inoltre giocare «un ruolo importante per il nostro Piano Mattei in Africa e promuovere la transizione energetica». Sullo sfondo, la guerra in Ucraina. «Anche da questo punto di vista gli Emirati possono giocare un ruolo diplomatico - dice la premier - ci siamo confrontati, partendo dal nostro punto di vista, ovvero che un percorso di pace deve basarsi su una pace giusta per gli ucraini». Attesa per oggi la firma tra Al Jaber, amministratore di Adnoc, e l'Eni di Descalzi per un accordo accordo di cooperazione che coprirà diversi ambiti della transizione energetica.

Leggi l'articolo completo su
Leggo.it