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«È una notte storica». La prima reazione del M5S, al diffondersi dei primi exit poll, non può che essere di cauto entusiasmo. Poco champagne, larghi sorrisi e l'incognita delle alleanze squarciano infatti la notte elettorale di Luigi Di Maio. Una notte dalla quale il M5S manda un chiaro messaggio non solo agli altri partiti, ma anche al Colle: «il M5S sarà il pilastro della prossima legislatura», sentenzia Alfonso Bonafede. Un concetto, questo, che testimonia l'obiettivo post-voto del M5S: essere il perno del futuro governo, ovvero, avere la premiership di un esecutivo che non potrà essere monocolore.
LO SPOGLIO IN DIRETTA
All'hotel Parco dei Principi, adibito a enorme e gremito (473 i giornalisti accreditati) comitato elettorale i pentastellati arrivano pochi minuti prima della chiusura delle urne: da Alessandro Di Battista a Gianluca Paragone e Emilio Carelli, fino a Davide Casaleggio e Di Maio, che passa davanti ai cronisti sorridente e limitandosi a un saluto. «Lo sapevo che andava così, abbiamo fatto una gran campagna elettorale», è il commento che Di Battista scambia con i cronisti.
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I dati, tuttavia sono «in fieri», e nel Movimento non si ha ancora la certezza matematica di aver superato quella soglia del 30% che Di Maio e i suoi considerano come decisiva per la sfida dei prossimi giorni. «È difficile eliminare dai giochi di governo una forza votata da un elettore su tre», era infatti il refrain che rimbalzava nei giorni scorsi. Giorni nei quali, si rifletteva nel quartier generale pentastellato, il Movimento avrebbe individuato anche la squadra «inamovibile» da cui partire per il gioco delle convergenze: Di Maio, Bonafede e Fraccaro, ovvero i tre candidati ministri «politici» del M5S.
Perché è al governo che il M5S guarda, forte della preponderanza dell'ala dimaiana al suo interno. Un'ala che non sopporterebbe una nuova vittoria di Pirro. Certo, c'è da tener conto degli equilibri interni. E c'è da rispettare la posizione del garante Beppe Grillo. Che, non a caso, ieri in un atipico post lanciava quasi un avvertimento sulla natura del M5S: un movimento «biodegrabile», che, a dispetto degli altri partiti, non cambia nome ma, una volta terminata la sua missione, si scioglie.
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