«Vuole solo strumentalizzare e glielo impediremo», la replica del movimento anti-sovranista nato due mesi fa a Bologna. La giornata è stata rovente. Dopo aver dichiarato di aver prenotato per prime la piazza centrale del paese, scippandola così a Salvini, le sardine hanno dovuto fare marcia indietro di fronte alle decisioni della Questura che ha dato precedenza alle forze politiche rispetto ai movimenti e ha confermato che lo spazio davanti al municipio sarà affidato alla Lega.
Il movimento aveva fatto per primo richiesta d'uso di suolo pubblico, ma il Carroccio si è avvalso del protocollo siglato in Prefettura dalle liste che partecipano al voto e che prevede una prelazione per comizi o iniziative di propaganda. Così, dopo un incontro nel pomeriggio, alle sardine è stata concessa la vicina piazza Libero Grassi: «Noi ci saremo, ma prima vogliamo sentire i cittadini», ha spiegato il portavoce Mattia Santori. Lunedì sera alle 21 al cinema Metropolis si terrà un'assemblea pubblica aperta: «Vogliamo capire qual è la volontà delle persone - ha proseguito Santori - se vorranno una manifestazione con 7mila persone nella piazza data dalla Questura o se preferiscono non fare nulla».
Insomma, «qualsiasi cosa decideranno, noi l'accetteremo: compreso il ritiro del presidio». Con l'avvicinarsi del voto, le iniziative delle sardine si sono moltiplicate: da Potenza alla Versilia, fino a Maranello dove ieri parlava Salvini. E domani le sardine celebreranno il loro evento più ambizioso: una kermesse musicale-politica a Bologna, dove sono attese 30mila persone. La leader di Fdi Giorgia Meloni intanto affonda: «dietro le sardine c'è il Pd», Intanto si è moltiplicata anche l'attenzione su Bibbiano. Il centrodestra è tornato a cavalcare l'inchiesta che proprio nei giorni scorsi si è chiusa con accuse pesantissime per 26 persone, compresi educatori e assistenti sociali. Giorgia Meloni, si è fatta immortalare in un video Facebook proprio all'entrata del paese: «Siamo stati i primi ad arrivare e saremo gli ultimi ad andarcene», ha detto, aggiungendo che «i fatti di Bibbiano e della Val d'Enza sono un campanello d'allarme sul sistema degli affidi in Italia».
La stessa linea di Matteo Salvini: «È una vergogna, una cosa che grida vendetta al mondo», ha gridato dal palco di Maranello.
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