Mario Fabbroni «Una donna morta e 196 ricoveri per polmonite, oltre a 12

Mario Fabbroni «Una donna morta e 196 ricoveri per polmonite, oltre a 12
Mario Fabbroni
«Una donna morta e 196 ricoveri per polmonite, oltre a 12 casi di legionella». Ma le cifre snocciolate poche ore prima dall'assessore regionale al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, hanno subìto un immediato, inquietante aggiornamento immediatamente dopo il suo intervento in Consiglio. Perché ci sono altri due morti (fortemente sospetti) e un ragazzo di 29 anni ricoverato in gravi condizioni ad allungare il bilancio temporaneo dell'epidemia di legionella (probabile causa di quella di polmonite) che sta falcidiando il Nord Italia. Dalla bassa bresciana, l'epidemia sembra possa essersi allargata pure al vicino Piemonte. È stata infatti una polmonite da legionella la causa della morte di un uomo di 82 anni, residente in provincia di Lecco, arrivato lo scorso 6 settembre al pronto soccorso dell'ospedale di Desio in arresto cardiocircolatorio e deceduto due giorni dopo. «Non scateniamo la psicosi, questo paziente deceduto rientra nella normale casistica e non è da collegare con l'epidemia nel bresciano», dice successivamente il responsabile regionale della slute pubblica lombarda.

Ma è da valutare con molta attenzione quanto si è verificato a Torino, dove una 60enne è deceduta la scorsa settimana perché colpita da polmonite: gli accertamenti clinici successivi hanno confermato pure in questo caso la presenza letale del batterio della legionella.
Come se non bastasse, ecco che a Monza è stato ricoverato in gravi condizioni un ragazzo di 29 anni, bresciano: «Il 70% delle persone che è stata colpita dalla polmonite - conferma l'assessore Gallera - sono uomini e tendenzialmente persone anziane over 60, con qualche eccezione come questo ragazzo di 29 anni. Tutte le persone, compreso questo ragazzo, avevano dei quadri clinici particolarmente complessi. Anche questa persona aveva un fisico fortemente debilitato e la polmonite destabilizza un quadro già compromesso».

Nonostante la situazione presenti un quadro generale non proprio tranquillizzante, la Regione Lombardia non pare intenzionata a bloccare l'imminente apertura delle scuole nei territori maggiormente esposti al rischio-contagio. Secondo gli esperti locali, la curva epidemiologica potrebbe aver imboccato la strada della regressione.
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