M5s: «Silvio, fatti più in là...»

M5s: «Silvio, fatti più in là...»
Alessandra Severini
Matteo Salvini non si sfila dalla coalizione di centrodestra, Luigi Di Maio ribadisce che i 5 stelle non faranno mai un governo con Forza Italia. Apparentemente il secondo round delle consultazioni sfila senza passi in avanti. Salvini ha ribadito «l'unità di intenti della coalizione» e chiesto ai 5Stelle di abbandonare «veti o tattiche». Davanti al Capo dello Stato, sia Meloni, Salvini e Berlusconi si sono detti pronti a «formare un governo con un premier indicato dalla Lega». Il centrodestra si è presentato in un'unica delegazione, provando a dare un'immagine di unità e compattezza. Ma i pentastellati hanno bloccato sul nascere ogni possibilità di dar vita a un esecutivo con Forza Italia e con il Cavaliere a cui chiedono di fare un «passo di lato» per favorire un'intesa con la Lega. Al contrario Forza Italia chiede una piena e formale legittimazione del ruolo del suo leader. Ma a rendere più complicato il tutto c'è stato il siparietto di Berlusconi che ha mostrato plasticamente nella conferenza stampa immediatamente successiva al colloquio con Mattarella di non voler in alcun modo farsi da parte. E il suo blitz finale contro i 5Stelle, che Di Maio non ha digerito, ha sorpreso e indispettito la Lega, costretta a prendere le distanze. «Una battutaccia poco felice e inopportuna», l'ha definita il leghista Giorgetti. «Le parole finali di Berlusconi al Colle non rispecchiano la posizione della Lega».

La situazione rimane di stallo ma l'aggravarsi della crisi siriana richiede risposte rapide. Quelle che avrebbe chiesto anche il capo dello Stato. Davanti all'impasse sarà proprio il presidente Mattarella a provare a smuovere le acque. Dalla partita il Pd si è chiamato fuori ribadendo che rimarrà «in minoranza» ma garantendo «senso di responsabilità».
La strada allora potrebbe essere quella di un incarico esplorativo al presidente del Senato Casellati o di un incarico più politico a un esponente del centrodestra. In tal caso il nome più gettonato rimane quello del fedelissimo di Salvini, Giancarlo Giorgetti. Se ne parlerà comunque la prossima settimana, prima Mattarella vuole prendersi qualche giorno di riflessione.Annuisce con la testa, gesticola, ripete sussurrando e quasi anticipando le parole del comunicato che Salvini legge davanti ai giornalisti al termine delle consultazioni. Ma non si parla d'altro se non della mimica di Silvio Berlusconi al Colle, che denuncia la sua difficoltà a farsi di lato come invece chiedono a gran voce i 5Stelle. Silvio Berlusconi infatti non ha alcuna intenzione di farsi da parte.

E' tutto il linguaggio del suo corpo a rivelarlo: i sorrisi, la fatica a rimanere in silenzio, tutta l'intenzione di sottolineare in modo volutamente eccessivo che quella nota ha avuto il suo avallo. Di più, la sua regia. E alla fine scosta dal podio gli alleati Salvini e Meloni, trattati quasi come due bimbetti che hanno ancora molto da imparare per recuperare la posizione di leader, riprendersi la scena, affacciarsi ai microfoni e dire: «Sappiate distinguere chi è un democratico e chi non conosce neppure l'abc della democrazia».
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