Greta Posca A due mesi dalla morte di Imane Fadil, non c'è ancora alcuna

Greta Posca A due mesi dalla morte di Imane Fadil, non c'è ancora alcuna
Greta Posca
A due mesi dalla morte di Imane Fadil, non c'è ancora alcuna certezza sulle cause del decesso della 34enne modella marocchina, tra le testimoni chiave del caso Ruby. I magistrati si riuniranno la prossima settimana con i periti - il pool di medici legali guidato dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo - per discutere degli esiti degli accertamenti autoptici in corso dal 26 marzo. Secondo indiscrezioni, però, i primi esiti non avrebbero chiarito il mistero del decesso, avvenuto il 1° marzo all'Humanitas di Rozzano.

Dopo la riunione con i consulenti, prevista per la prossima settimana, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che coordina l'indagine per omicidio volontario insieme ai pm Luca Gaglio e Antonia Pavan, potrebbe chiedere anche integrazioni della relazione che verrà presentata ufficialmente agli inquirenti solo nei prossimi giorni. Gli accertamenti degli esperti sul cadavere della giovane (non c'è ancora stato il nulla osta dei pm alla restituzione della salma alla famiglia per i funerali) sono iniziati solo dopo che esami più approfonditi avevano escluso la presenza di radioattività negli organi della modella, radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue.
Il quesito, a cui gli esperti nominati dalla Procura devono rispondere, prende in considerazione ogni aspetto: si va dall'avvelenamento per intossicazione da metalli (è stata trovata, infatti, una massiccia concentrazione di cadmio, antimonio e cromo) alla morte naturale per malattia (si è ipotizzata anche una forma rarissima di aplasia midollare). I consulenti dei pm, tra l'altro, sono anche chiamati ad accertare il motivo per cui dal risultato di un test comunicato alla Procura il 12 marzo siano emerse «tracce di raggi alfa».
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