Donatella Aragozzini Si alza il sipario sulla prima commedia del nuovo Ciak,

Donatella Aragozzini Si alza il sipario sulla prima commedia del nuovo Ciak,
Donatella Aragozzini
Si alza il sipario sulla prima commedia del nuovo Ciak, il teatro ricavato dalla ristrutturazione dell'omonimo cinema sulla via Cassia che ha aperto i battenti a novembre: da stasera, e fino al 27 gennaio, va in scena Il più brutto weekend della nostra vita di Norm Foster, con Maurizio Micheli (che ne cura anche la regia), Benedicta Boccoli, Nini Salerno e Antonella Elia.

Attorno a quale tema ruota la commedia?
«È un testo molto divertente sulla difficoltà estrema della convivenza. Siamo due coppie che ci provano per tutto il tempo ma non ci riusciranno mai. Può essere definita la storia di un'ingenerosità di gruppo, con situazioni paradossali nel solco della comicità di Woody Allen».
Si tratta quindi di uno spettacolo comico.
«Sì, il teatro comico in Italia non lo si fa quasi più, io però insisto. Sono 48 anni che lo faccio e in genere funziona».
Dopo Roma lo spettacolo andrà in tournée?
«No, lo abbiamo già portato in giro. E poi ho altri programmi per i prossimi mesi. A fine gennaio riprenderò Uomo solo in fila, un monologo molto divertente, con 4 date al Nord. E poi da febbraio sostituisco Ennio Fantastichini, scomparso di recente, in Tempi nuovi di Cristina Comencini: saremo al Manzoni di Milano, poi all'Ambra Jovinelli di Roma e in altre piazze fino ad aprile».
A Capodanno ha ripreso anche Mi voleva Strehler, il suo testo più rappresentativo.
«Quello lo riprendo almeno 10-15 volte all'anno da novembre 1978, quindi da 40 anni. Siamo arrivati a fare qualcosa come 1260 recite, è sicuramente lo spettacolo della mia vita. Raramente in Italia si è visto uno spettacolo con lo stesso attore per oltre mille repliche, giusto Dario Fo nel Mistero buffo e Ferruccio Soleri nell'Arlecchino servitore di due padroni, senza voler fare accostamenti».
Sa già cosa farà nella prossima stagione?
«No, io sono un umile scritturato, aspetto quello che mi propongono».
Potrebbe portare in scena uno dei suoi testi?
«Recentemente ho scritto due commedie ma non riesco a montarle. In Italia c'è grande diffidenza, un monologo va bene ma le commedie si vendono solo se sono straniere, al di là della bontà del testo».
Nel suo passato ci sono parecchi varietà, ma non la si vede da tanto in tv. Come mai?
«Non mi chiamano dall'inizio degli anni 90, in questo paese si passa rapidamente di moda. Ogni tanto qualcosa al cinema lo faccio, ma la televisione non mi considera. Però non mi manca».
È cambiata la comicità in tv?

«Non ce n'è proprio più. Non sono uno polemico o invidioso, ma non vedo niente che mi faccia divertire. Mi hanno fatto ridere solo Guzzanti, Crozza e Fiorello».
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