Debiti con il fisco? Bastava una tangente per risolvere il problema. Nei guai 44 persone

Debiti con il fisco? Bastava una tangente per risolvere il problema. Nei guai 44 persone
Mazzette che andavano da 1500 fino a 20mila euro, intascate in cambio della cancellazione delle pendenze verso il Fisco. Con quest'accusa, mossa dal pubblico ministero Erminio Amelio, si è tenuta ieri l'udienza preliminare (presieduta dal giudice Giuseppina Guglielmi) a carico di 45 indagati, uno dei quali è stato prosciolto. Per le restanti posizioni sono stati disposti 35 rinvii a giudizio e 9 patteggiamenti.






A scegliere quest'ultimo rito sono stati: Marco Esposto (1 anno e 10 mesi di reclusione), Diego Ercoli (1 anno e 9 mesi), Remo Simeoni (1 anno e 6 mesi), Angela Mastrantonio (1 anno e 6 mesi), Orfeo Graziano (1 anno e 6 mesi), Carlo Graziano (1 anno e 6 mesi), Mirko Rossi (1 anno e 4 mesi), Marco Puggini (1 anno e 2 mesi) e, in ultimo, Mauro Pompa (1 anno). Per tutti loro è stata disposta la sospensione della pena.



Si terrà il 1° luglio, invece, il processo ai 35 indagati che hanno optato per il rito ordinario.

Numerosi i reati contestati dalla Procura che, a seconda delle posizioni, ha ipotizzato l'associazione per delinquere, la corruzione, il falso e l'accesso abusivo al sistema informatico. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti di piazzale Clodio, al vertice del sodalizio criminale ci sarebbero stati un funzionario e un collaboratore dell'Agenzia delle Entrate.



Si tratta di Giuseppe Crudo (all'epoca dei fatti impiegato alla Direzione Regione Lazio Roma IV dell'agenzia) e di Raffaele Petrucci. A loro subordinati, secondo gli inquirenti, vi sarebbero state ulteriori 14 persone (esterne all'Agenzia delle Entrate) che si occupavano di “procacciare i clienti”. Per farlo individuavano persone con gravi posizioni debitorie nei confronti dello Stato e le segnalavano all'organizzazione.



Tali potenziali clienti, successivamente, venivano contattati dal sodalizio criminale che proponeva ai malcapitati la possibile “cancellazione” della cartella esattoriale a loro carico ma a fronte del pagamento di una bustarella (il cui importo era pari al 20% di quanto dovuto al Fisco).



Una volta consegnata la mazzetta - sostengono gli inquirenti nel capo d'imputazione - erano proprio Curdo e Petrucci ad occuparsi di redigere un documento falso attestante il pagamento dell'importo dovuto al Fisco. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it